se non ora, quando? |
Scritto da roberto pietropaolo | |||
Lunedì 22 Aprile 2013 13:46 | |||
La politica, anzi i “politici” hanno allontanato moltissimi cittadini dalle istituzioni. Intendo tutte le istituzioni: stato, regioni, comuni e questo distacco è palpabile quotidianamente in moltissime situazioni della nostra vita. La crisi conclamata dei partiti, i quali di fatto da molto tempo non consentono più ai cittadini di essere i veri protagonisti dell’azione politica, ha accentuato in modo ancor più evidente questo fenomeno. Se poniamo attenzione a coloro che occupano la politica o a coloro che intendono occuparsene, ci rendiamo conto che: gli occupanti, nel senso di coloro che nella gran parte dei casi gestiscono il potere, sonno spesso degli affaristi, arrivisti, maneggioni, personaggi border line, a volte ignoranti, che conducono l’attività senza alcuna cognizione di ciò che significhi politica o, in altri e peggiori casi, personaggi che preferiscono ignorarla per il proprio tornaconto personale e particolare; diversamente, coloro che intendono occuparsene restano quasi sempre confinati in ambiti molto ristretti, nei rispettivi circoli e circoletti (compreso quello a cui appartengo), animati da nobilissimi intenti ma eccessivamente ancorati alla loro ortodossia ideologica che li allontana sistematicamente dalla sintesi politica. Penso sia sempre più evidente e pressante l’esigenza di un cambio di marcia, gli avvenimenti che si susseguono in Italia a tutti i livelli impongono che quegli occupanti di cui sopra vengano scalzati, contrastati nella loro cattiva gestione della cosa pubblica e questo, a mio modesto avviso, si può ottenere in due soli modi: il primo è quello di chiedere uno sforzo a coloro che già intendono occuparsi di politica affinchè abbandonino gli eccessivi radicalismi che, auspicando la completa rottura di tutti gli schemi consolidati da anni, suscitano paura ed incertezza sulle soluzioni proposte, con la conseguenza, già sperimentata più volte, di rendere sterile qualsiasi tipo di azione politica; il secondo consiste nella “missione” di cercare di riavvicinare alla politica tutti coloro che se ne sono allontanati sentendosi impotenti o che non intendono “sporcarsi le mani” ritenendo ormai acquisita l’equazione, politica = illegalità o immoralità. Se riusciremo, anche nel nostro piccolo, a realizzare questo progetto a costo zero forse saremo in grado di sottoporre ai nostri concittadini una proposta realizzabile e rivoluzionaria, che non contenga necessariamente quegli elementi utopici che rendono quasi sempre le rivoluzioni irrealizzabili. Roberto Pietropaolo - 22.04.2013
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