Come è mia consuetudine contatto le persone di cui scrivo per una eventuale replica. Ho telefonato ieri mattina a Ernesto Magorno dopo aver letto la nota dell’amico Lucio.

Volevo complimentarmi con Magorno per aver scelto la via della mediazione, dell’equilibrio, per risolvere questa fastidiosa vicenda degli stand negati ai cittadini di Belvedere. E in verità stuzzicarlo anche un po’. Così la risposta di Magorno: “Io non ho parlato con nessuno degli operatori commerciali. Ho solo discusso della questione con il sindaco di Belvedere Enrico Granata e con il suo vice, Mario D’Aprile, i quali al contrario hanno tenuto a ribadire la loro estraneità alla vicenda”. Insomma nemmeno una parola a conforto dei tre negozianti di Belvedere da parte dell’amministrazione comunale che ha provveduto a “chiamarsi fuori” dalla vicenda. Rimane solo la posizione intransigente di Magorno: “Ho disposto un’ordinanza che vietasse la vendita di prodotti enogastronomici sul lungomare. Mi sembra una decisione giusta”.

Che poi a soffrirne siano stati tre negozianti di Belvedere Marittimo (e solo quelli), di questo Magorno non parla. Giustamente difende gli interessi degli operatori commerciali locali. E come dargli torto. Magorno non vuole entrare in sterili polemiche, e quasi quasi dico che fa bene. Si trova alle porte di una campagna elettorale difficile. L’opposizione incalza, altri candidati scalpitano.

Da freddo calcolatore che è ha trovato il modo migliore per fare bella figura con i suoi elettori. E per le provinciali? Poi si vedrà: ci saranno sempre i compagni che lo sosterranno. Capisco che in questo momento di crisi nel Pd è meglio non esporsi, capisco anche la posizione di Lucio, persona veramente perbene. Non capisco invece la posizione dei “compagni”, gli stessi iscritti del partito che in questa storia hanno preferito non scrivere nulla, nemmeno una virgola. E’ comodo cercare di stare “comodi” in tutte le posizioni. Antonello Troya - 09.08.2011