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narrazioni renziane e referendum costituzionale PDF Stampa E-mail
Scritto da walter nocito   

Nella prima o nella seconda settimana di settembre 2016 (il 15  settembre può già ipotizzarsi) il Governo della Repubblica italiana, presieduto dal dott. Matteo Renzi (non eletto Deputato, non eleggibile a Senatore e dunque non “Onorevole” secondo la narrativa linguistica e la prassi politica italiana …

ed anzi asceso alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri in forza di una crisi extra-parlamentare che è stata una mera crisi di Partito), fisserà con propria Deliberazione la data di svolgimento della consultazione referendaria, ex art. 138 Cost. it.

Il Referendum oppositivo alla riforma Boschi-Renzi, presumibilmente, si terrà a fine novembre 2016 (domenica 20 o domenica 27), sulla base di valutazioni di opportunità e di merito politico e costituzionale operate dal Governo (con l’intesa sostanziale dalla Presidenza della Repubblica).

In questa fine estate, dunque, i motori delle forze che si impegnano e si impegneranno nella campagna referendaria autunnale si stanno lentamente riscaldando.

Nella provincia di Cosenza (che non avrà più una Provincia, ma un ente amministrativo intermedio con una sorta di cda per l’ordinaria amministrazione, e che si rinnoverà ad ottobre 2016), tra i tanti eventi referendari in programma, il 3 e 4 settembre si terrà, a Saracena nel Pollino, la “Festa della Costituzione” organizzata dai C’omitati del NO’ che sono nati nella scia dei “Comitati per la Democrazia Costituzionale” presieduti, a livello nazionale, dai professori (anche dalla Ministra delle Riforme detti ‘Parrucconi’) Zagreblesky e Pace.

Il tour “Io dico NO. Costiutuzione coast to coast”, attivato con ampie risorse comunicative dal deputato Di Battista del gruppo parlamentare dei M5S, farà tappa, invece, a Belvedere Marittimo, sul Lungomare della Marina, in data 31 agosto, in un Anfiteatro che, alla sera, presumibilmente, si riempirà di idee, voci e colori sotto l’insegna della ‘difesa della Costituzione italiana’.

Per quella data del tour aspettiamo di sentire quali saranno gli slogan (termine che viene dallo scozzese sluagh-ghairm  parola doppi che si compone de termini “grido-ghairm e guerra-sluagh”) più calzanti e performativi che saranno utilizzati dal giovane deputato Di Battista, o dall’ “onorevole Di Battista” per chi voglia assecondare la narrativa e la prassi italiana prima cennata).

Nelle righe che seguono vorrei semplicemente segnalare a quanti si impegnano, o si impegneranno, nella campagna referendaria di settembre-novembre un’osservazione che può contrastare alla radice la “retorica renziana delle riforme”.

O meglio può contrastare l’ideologia main-stream (ora renziana) delle “riforme costituzionali necessarie” che l’attuale giovanilistica classe italiana di governo vorrebbe imporci come medicina necessaria per curare la ‘malattia italiana’ che sarebbe dovuta, secondo la narrazione renziana corrente, all’arcaicità del testo costituzionale nella sua parte organizzativa e istituzionale.

Il tutto è spesso riassunto come lo “storytelling renziano”, dai più acuti analisti italiani (Damilano, Urbinati, Dominijanni, Crozza) in vari modo smontato e decostruito (nel caso di Crozza con invidiabile senso artistico e satirico!).

Contro questo preciso e potente (ma sostanzialmente falso) storytelling renziano sono e saranno  ‘in campo’  (almeno così si spera) numerose forze politiche e sociali: i “Comitati per la Democrazia Costituzionale”, la sinistra storica, la sinistra radicale sindacale, i cattolici democratici (e parlamentaristi), la destra liberale, i dissidenti del PD (dalemiani e altri), i liberali di sinistra (della rivista ‘Critica liberale’), i movimento civico di sinistra ‘arancione’ dei fratelli De Magistris, i presidenzialisti finiani, la destra sociale, i social-liberali craxiani (movimento di Bobo Craxi), i Popolari per il NO, i lepenisti e gli autonomisti della Lega Nord, l’inner circle berlusconiano associato attualmente in Forza Italia, il Movimento 5 stelle (in tutte le sue componenti), ed altre ulteriori forze minori, che non citiamo solo per mere esigenze di spazio.

I vettori del NO, dunque, dalla fine estate in poi, sono e saranno tanti.

I vettori del NO avranno il pesante compito di contrastare (con scarsi mezzi informativi) i vettori del SI (il cui “Comitato nazionale” atterrà i rimborsi per aver raccolto oltre 500.000 firme nei comuni).

Speriamo dunque, che i vettori del NO siano bastevolmente efficaci ed efficienti, o che almeno siano più efficaci ed efficienti dei vettori del SI!

Speriamo, cioè, che i vettori del NO siano efficaci ed efficienti nel contrastare, con la loro battaglia politica e culturale, quella (molto controvertibile) “retorica renziana delle riforme” secondo la quale la “sua” riforma (sua, ma invero siglata dal Ministro Boschi) è ricondotta, dallo stesso “leader”, ad una vera e propria “necessità storica” (attesa da 70 anni!), ovvero a inevitabile ed incontrovertibile “dato naturale” (secondo la “sindrome t.i.n.a.” per la quale “non esistono alternative”).

Tale astuta riconduzione della “sua” riforma “a necessità storica”, ovvero “a dato naturale” è però, oggettivamente, in palese contrasto con le auto-assunte pretese decisioniste (rette dal mito della “governabilità a tutti i costi”) dello stesso Presidente Renzi e del suo cerchio magico.

E cioè, la riconduzione della “sua” riforma “a necessità storica”, o “a dato naturale” è in plateale contrasto con la natura delle sue scelte di riforma che sono evidentemente scelte politiche soggettive e addirittura scelte politiche contingenti, cioè dettate dalla contingenza (e fors’anche da alcune condizioni di debolezza!).

Nel contrastare, con una solida battaglia politica e culturale, la retorica renziana, uno dei principali bersagli dovrebbe essere, per tale motivo, la totale incorenza (politica e logica) dei vettori del Si e del loro leader (che coerentemente non ha nominato un Presidente per il “Comitato nazionale del SI”, pur essendo stati alla scopo disponibili validi intellettuali e giuristi (come il prof. Cassese)).

Come i più acuti analisti ci segnalano da tempo (vedi tra loro Ida Dominijanni, notista politico che scrive ora su Internazionale), il Presidente Renzi e il Ministro Boschi si sono impelagati in un (negativo per loro) circolo vizioso nel quale l’appello alla “necessità storica”, l’appello alla “naturalizzazione dell’esistente” e la retorica rivoluzionaria leopoldina (con la rottamazione non solo del personale poltico ma anche dell’esperienze, comprese quelle costituzionali!) fanno tra loro  ‘corto circuito’.

Su questo corto circuito molto dovrà insistersi da parte di tutti i vettori del NO per contrastare la rivoluzione leopoldina delle istituzioni italiane che già ha prodotto i noti guasti delle storiche provincie italiane (con la legge Delrio del 2014, che ha regionalizzato le provincie facendone enti di secondo grado nelle piena disponibilità del ceto politico locale, con esiti alquanto destabilizzanti quando non farseschi).

La rivoluzione leopoldina delle istituzioni può essere contrastata, in altri termini e in conclusione, in quanto la stessa sottrae maldestramente (‘ruba’?) a tanti qualcosa che ciascuno non vorrebbe gli fosse con tanta sicumera sottratto (o “rubato” con termine volutamente enfatico!).

Ai partiti e movimenti politici - con tale rivoluzione leopoldina - si espropria la discussione politica e la vita democratica interna, nonché la generale garanzia del ‘pluralismo politico’.

Ai presidenzialisti si sottrae la democrazia diretta e l’elezione popolare del Capo dello Stato.

Ai cittadini e ai movimenti non si assicura affatto (ma si promette pro futuro) la democrazia referendaria, … rinviandola sine die.

Ai liberal-democratici si sottrae (o si rischia di sottrarre) l’istituto della “garanzia della riserva di legge” (e al limite) della “riserva di giurisdizione”.

Agli autonomisti si sottrae la autonomia politica e la responsabilità territoriale della politica (trivelle docet!).

Ai parlamentaristi si espropria la discussione e la decisione parlamentare.

Ai sovranisti si sottraggono quei ridotti ‘pezzi’ di sovranità nazionale che ancora permangono nelle pieghe della globalizzazione finanziaria e della governance neoliberale e monetarista europea.

Agli elettori si sottrae la scelta e il controllo democratico dei parlamentari eletti al Parlamento nazionale.

A tanti altri si sottraggono tante altre cose che ora non è possibile per citare (non essendone qui la sede, ma la campagna referendaria lo sarà!). Walter Nocito

Coordinamento provinciale cosentino del “Comitato per il NO - Comitati per la Democrazia Costituzionale” - 16.08.2016

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