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25 aprile 2015. Il contributo dei Belvederesi alla guerra di Liberazione PDF Stampa E-mail
Scritto da riccardo ugolino   

La partecipazione dei Calabresi alla Resistenza è stata generalmente sottovalutata, se non addirittura ignorata, dalla storiografia ufficiale perchè si è sempre sostenuto che,

avendo avuto la Calabria la “fortuna” di non avere subito l’occupazione tedesca e la dittatura feroce del fascismo di Salò, non si sarebbe verificata neppure la Resistenza.

Ora, se per Resistenza intendiamo soltanto quella iniziata dopo l’8 settembre con la lotta partigiana, bisogna ammettere che questo fenomeno non si verificò in Calabria che fu rapidamente attraversata dalle truppe tedesche in ritirata dalla Sicilia, dove gli Anglo - americani erano sbarcati il 10 luglio 1943.

Senza dimenticare, però, vicende tragiche come l’eccidio di Rizziconi del 6 settembre 1943, quando i nazisti in fuga effettuarono, per rappresaglia, un fitto cannoneggiamento sul piccolo centro della Piana di Gioia provocando 17 morti.

Se, invece, per Resistenza intendiamo la lunga opposizione al fascismo che durò vent’anni e precedette la guerra di liberazione nazionale, possiamo tranquillamente affermare che la Resistenza in Calabria è nata con il fascismo stesso, sin dalle prime violenze scatenate contro le organizzazioni dei lavoratori (partiti, sindacati, cooperatori) e i singoli cittadini.

Peraltro, la Resistenza non potesse essere riferita soltanto al periodo finale che va dall’8 settembre ’43 al 25 aprile ’45, lo sosteneva Piero Calamandrei già nel 1954, affermando «La Resistenza inizia quando incomincia l’oppressione, cioè fin da quando le squadre fasciste avevano iniziato la caccia all’uomo ».

Concetto ribadito da Luigi Longo, comandante generale delle Brigate Garibaldi, il quale affermava nel 1974: «La Resistenza è nata fin dalle prime manifestazioni di violenza delle camicie nere e durò per tutto il ventennio fascista. Di questa lotta, a difesa della libertà, del progresso, della dignità umana, la guerra partigiana fu il coronamento felice e vittorioso». Quanto detto da Calamandrei e Longo  per tutta l’Italia, vale ovviamente anche per la provincia di Cosenza e per il nostro Paese.

Anche a Belvedere si registrarono episodi di lotta contro il regime, alimentata dalle manifestazioni spontanee di protesta contro il fiscalismo dei Podestà: contro la tassa sulla famiglia e sulla macellazione dei suini, contro il divieto di legnatico nei boschi comunali.

Ma il contributo dei nostri concittadini alla Resistenza è stato offerto non solo nel corso della ventennale opposizione al fascismo (la cosidetta resistenza lunga) ma anche nella fase conclusiva, quella iniziata dopo l’ 8 settembre.

Molti cittadini della provincia di Cosenza, pur non avendo prima militato in  movimenti antifascisti, hanno combattuto nella guerra di Liberazione quando, inquadrati nell'esercito italiano, si sono trovati a dover scegliere, dopo l’ 8 settembre, tra la collaborazione con i nazifascisti e la libertà e l'indipendenza dell'Italia e dell'Europa.

Tra costoro, insigniti ufficialmente dell’onorificienza di partigiani, alcuni giovanissimi soldati belvederesi, di cui oggi onoriamo la memoria.

Bencardino Francesco, nato a Belvedere M.mo il 17 dicembre 1913, partigiano dal 9 settembre 1943 al 30 ottobre 1944 in Grecia;

Bencardino Giuseppe, nato il 3 settembre 1915 a Belvedere M.mo, partigiano dal 12 ottobre 1943 al 7 maggio 1945, nella Divisione Italia – Jugoslavia, decorato di medaglia d’argento con la seguente motivazione: «Sorpreso dall’armistizio in Jugoslavia, anzichè deporre le armi, sceglieva la dura via della montagna e si distingueva subito per combattività ed ardimento, tanto da essere ben presto nominato comandante di plotone. Nel corso di un duro attacco da parte del nemico e nonostante le notevoli perdite subite dal suo reparto, resisteva accanitamente, incitando i suoi uomini con la voce e con l’esempio. Alla testa del suo reparto, nell’azione di contrattacco, riportava grave ferita ma persisteva nella lotta fino a quando le sorti del combattimento non si svolgevano al nostro completo favore. Bellissimo esempio di attaccamento al dovere, di elette virtù militari e di spirito di sacrificio»;

Grosso Filippo, nato a Belvedere M.mo il 7 novembre 1922 e deceduto a Montevideo, in Uruguay il 16.11.2008; partigiano nella Brigata Garibaldi, operante in Piemonte dal 1° maggio 1944 al 7 giugno 1945.

Vidiri Carmelo, nato il 28 agosto 1915 a Belvedere M.mo; partigiano dal 9 settembre 1943 all’8 marzo 1945. Divisione Garibaldi – Jugoslavia.

Pietropaolo Antonio, nato a Reggio Calabria il 3 ottobre 1921, ha partecipato alla 2a guerra mondiale in veste di soldato semplice e ha combattuto in Grecia contro le truppe nazifasciste, cadendo con alcuni compagni in un’imboscata tedesca. La sua sorte e quella dei suoi compagni era ormai segnata: le truppe nazifasciste li costrinsero a scavare delle fosse che sarebbero servite alla loro sepoltura. In quei momenti drammatici che preludevano al peggio, arrivò un gruppo di valorosi partigiani che oltre a salvarli, li accolse con calore tra le loro fila. Si trattava dei partigiani dell’ELAS, l’esercito di liberazione nazionale popolare greco. Il periodo trascorso sulle montagne con quel gruppo di amici, determinò la sua scelta di “farsi partigiano”; non a caso si era iscritto al movimento Anpi e conservava gelosamente una calda coperta di lana grezza rossa con strisce colorate come un dono prezioso di quegli amici partigiani che, oltre a salvargli la vita, avevano determinato in lui una profonda convinzione sulla validità dell’azione partigiana che accomunava, durante la 2a guerra mondiale, i popoli europei nella lotta per l’annientamento del nazifascismo.

Cairo Antonio, nato il 9 agosto 1918 a Belvedere M.mo; partigiano dal 2 giugno 1944 al 4 luglio 1944. Nell’atto di morte, trasmesso al Comune di Belvedere M.mo il 1° luglio 1955 dal Corpo Volontario della Libertà 1a Divisione Piacenza, si legge: “L’anno 1944 – addì 4 luglio alle ore 6 (sei) in località Cimitero di Piacenza” – è deceduto il Patriota Cairo Antonio. La morte è avvenuta in seguito a fucilazione da parte di truppe nazifasciste per rappresaglia dopo combattimento partigiano. La salma è tumulata al cimitero di Piacenza.

Caroprese Giuseppe, nato il 18 agosto 1922 a Belvedere M.mo; partigiano dal 9 settembre 1943 al 12 novembre 1943. Nell’atto di morte, trasmesso al Comune di Belvedere M.mo il 1° marzo 1952 dal Ministero della Difesa – Esercito, si legge: “Il giorno 12 del mese di novembre dell’anno millenovecentoquarantatrè è deceduto in Lero, in età di anni ventuno Caroprese Giuseppe appartenente a Marina Lero in seguito a bombardamento aereo nemico”.

Donato Pasquale, nato a Belvedere M.mo il 28 ottobre 1919 e partigiano nell’Esercito popolare di liberazione Jugoslavo dal 26 agosto 1944 al 3 novembre 1944.

Anche la presenza di partigiani meridionali nella guerra di Liberazione è stata connotata, per lungo tempo, dalla storiografia ufficiale, come frutto di militari sbandati, i quali avrebbero scelto la montagna e le formazioni partigiane più per trovare protezione che per consapevole volontà di lottare contro i nazisti.

Invece, studi e ricerche più recenti hanno dimostrato che la loro scelta è maturata negli anni della dittatura e che la sciagurata aggressione alla Francia, alla Grecia, all'Albania, li aveva persuasi dalla retorica demagogica fascista e li aveva educati al culto della pace, della libertà, della democrazia.

A coloro che hanno partecipato alla Resistenza con le armi in pugno, è doveroso accomunare tutti quei militari che, catturati dai tedeschi, furono deportati in Germania e preferirono restarvi a patire sofferenze immemorabili piuttosto che collaborare con i tedeschi o arruolarsi nell'esercito di Salò.

Le condizioni dei  militari italiani nei campi di concentramento tedeschi era durissima: considerati inizialmente “prigionieri di guerra” già nei primi giorni di prigionia furono dichiarati da Hitler “Internati militari italiani”, sottratti, pertanto, alla tutela della Convenzione di Ginevra e all’assistenza della Croce Rossa Internazionale.

Le atrocità subite, i trattamenti psicologici, materiali e alimentari cui furono sottoposti, provocarono la morte di tanti nostri concittadini.

Tra costoro, di cui oggi onoriamo la memoria, ricordiamo:

Martorello Gaetano, nato a Belvedere M.mo il 18.10.1919 e deceduto il 27.11.1943, nel campo di concentramento di Bukenwald;

Santoro Michele, nato a Belvedere M.mo il 29.09.1920, morto a Nichel il 23.04.1945 e sepolto nel cimitero degli italiani di Berlino;

Rizzaro Vincenzo, nato a Belvedere M.mo il 26.03.1921, deceduto nell’Ospedale da campo di Molles Venosta ( prov. di Bolzano) il 03.07.1945, a causa di una turbercolosi polmonare contratta nel campo di concentrameto di Dachav.

Di altri nostri soldati , che furono deportati in Germania e non fecero più ritorno in Italia, non si conosce neppure la data e la località in cui persero la vita.

E’ certo che morirono prigionieri nei campi di concentramento:

Carrozzino Francesco, nato il 10.04.1923 e deceduto il 08.03.1945

Carrozzino Raffaele, nato il 03.04.1921 e deceduto il 11.09.1944

Impieri Fedele, nato il 27.05.1910 e deceduto il 20.05.1945

Martorelli Gigino, nato il 21.11.1924 e deceduto il 03.07.1945

Perrelli Mario, nato il 30.04.1919 e deceduto il 04.11.1943

Perrone Nicola, nato il 18.07.1923 e deceduto il 12.09.1944

Ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti o, per essi ai loro familiari, il Presidente della Repubblica ha concesso una medaglia d'onore ai sensi della Legge n.296 del 27 dicembre 2006.

Grosso Ciponte Giovanni, nato a Belvedere Marittimo il 01.03.1917 è stato insignito di tale onorificenza perché, catturato dalle forze armate tedesche il 9 settembre 1943,
è stato deportato in Germania e detenuto in un campo di concentramento dove vi rimase fino alla Liberazione.

Al nostro concittadino, per il suo internamento in Germania, era stata già conferita nel 1962 la Croce al merito di guerra “in riconoscimento dei sacrifici sostenuti nell'adempimento del dovere in guerra”.

Le stesse onorificenze, “Diploma d'Onore” e “Croce al valor militare” sono state concesse a

Gaglianone Salvatore Filippo, nato a Belvedere Marittimo il 30 luglio 1921 “in riconoscimento della sua partecipazione alla guerra di Liberazione”.
In questa solenne ricorrenza, nella quale onoriamo la memoria di tutti coloro che vollero resistere alla sopraffazione e non si piegarono di fronte alla barbarie nazifascista, non possiamo dimenticare le vittime civili di guerra; non possiamo non ricordare, commossi, il sacrificio della famiglia D’Aprile vittima innocente, nell'estate del 1943, dei bombardamenti che colpirono il nostro Paese. Riccardo Ugolino - 25.04.2015

 

 

 

 

 

 

 

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