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1914–2014, l’Europa cent’anni dopo PDF Stampa E-mail
Scritto da walter nocito   

Il tema oggi vorrei trattare lo definirei “1914–2014, l’Europa cent’anni dopo”, e cercherò di svolgerlo in forma di riflessione culturale-politica più che di mera riflessione storica sugli eventi che avviarono il triste periodo che và dal 1914 al 1918.

Rispetto al tema indicato in Locandina, vorrei invece non trattare la ‘dittatura fascista’, nè la Festa nazionale del 4 novembre … anche se sono ben consapevole che tali temi sempre molto importanti, e lo sono ancor più alla luce dell’anniversario del 2011 (Anniversario dell’unità nazionale, ossia il 150° anniversario dell’Unità).

Farò ciò anche se, invero, tenderei a non apprezzare quella sempre più ‘moda culturale’ per la quale la vita pubblica è sempre più  ‘ossessionata’ dagli Anniversari, dalle Commemorazioni, dalle Giornate del ricordo, ecc … ‘Moda culturale’ per la quale la cultura – quella con la C maiuscola ma anche quella c minuscola - non riesce a vedere nel passato “null’altro che gli infiniti riflessi dei propri timori presenti” ... e che dunque diviene – anche in forma involontaria - una cultura schiacciata su un presentismo che tendenzialmente tenderei a rigettare …

Per sviluppare il tema “1914–2014, l’Europa cent’anni dopo” proporrei come introduzione l’incipit di un bell’articolo di Barbara Spinelli – su Repubblica del 31 dicembre 2013 – utile per evidenziare l’interesse, anche attuale, che riveste la conoscenza critica della Prima guerra mondiale per noi che viviamo, e operiamo, “cent’anni dopo” quegli eventi ...

Riferendosi a quello che oggi è il primo e fondamentale tema politico per noi italiani (che a breve evidenzierò) la Spinelli – attualmente deputato europeo per la Sinistra europea - ha scritto:

“Verrà il momento in cui sbanderemo, come i sonnambuli d’Europa nell’estate 1914”: così  ha detto Angela Merkel, nell’ultimo vertice europeo, citando un libro dello storico Christopher Clark sull’inizio della Grande Guerra, tradotto nel 2013  in Italia da Laterza. I sonnambuli descritti da Clark sono i governi che scivolarono nella guerra presentendo il cataclisma, simulando allarmi, ma senza far nulla per scongiurarla. Da allora sono passati quasi cent’anni, e molte cose sono cambiate. L’Europa ha istituzioni comuni, l’imperialismo territoriale è svanito. Non si combatte più per spostare confini  ma l’Unione non è in pace come si dice, e la crisi che traversa la sta squarciando come già nel 1913-14”.

Il testo citato dalla Spinelli è di Christopher Clark, ed ha per titolo I sonnambuli. Come l'Europa arrivò alla Grande Guerra, ed è stato pubblicato da Laterza nel 2013.

Questa è certamente una delle migliori letture che si possano indicare per approfondire le cause, e gli eventi. che originarono - per tutta l’Europa - il triste periodo del 1914-1918.

Probabilmente è una delle migliori letture anche in relazione al tema che ho prima indicato (“Europa 1914–2014”) e sul quale oggi vorrei invitare tutti a riflettere approfonditamente con il prisma – da me preferito - dell’attualità letta alla luce della storia, e  della storia riletta alla luce della analisi del presente

Prima però di ricordare cosa sia stata la guerra ‘europea’ (europea prima ancora che internazionale) del 1914-1918, esplicito quello che poco prima ho qualificato il primo e fondamentale tema politico per noi italiani, e lo vorrei esplicitare con chiarezza perché è legato alle conclusioni che cercherò di trarre.

Il primo e fondamentale tema politico per noi italiani, è la posizione reciproca che Italia e Germania (come Governi ma anche come Paesi), dentro la cornice Ue e Uem, devono avere l’un con altro; cioè il vecchio quesito se debba esserci una EUROPA TEDESCA, ovvero una GERMANIA EUROPEA …

Venendo agli eventi storici, è notorio come la guerra ‘europea’ del 1914-1918 sia stata l’evento spartiacque tra due secoli, il “lungo” Ottocento e il “breve” Novecento.

Il secolo della nascita delle nazioni e quello della loro autodistruzione per mezzo delle guerre.

Il secolo della definitiva conquista europea del mondo e quello della fine dell’egemonia europea sul mondo.

Il secolo delle guerre combattute essenzialmente tra eserciti e quello della distruzione totale del nemico colpendo le popolazioni civili.

Il secolo delle forze armate di lunga tradizione (cavalleria e fanteria) e quello delle nuove armi meccaniche e chimiche (artiglieria, aviazione).

In definitiva, va anzitutto ricordato come la Prima guerra mondiale è stata l’ultima delle guerre tradizionali, e la prima delle nuove guerre moderne.

Ciò ha avuto conseguenze notevoli, tra cui anche le dittature del ‘900.

Ma anche  - come conseguenze – ci sono state le democrazie sociali e l’‘industrializzazione forzata’ (nella narrativa corrente un male storico, ma si può dubitarene).

La guerra europea 1914-1918 è diventata, nella memoria collettiva dei popoli d’Europa, la Grande Guerra, e per il resto del mondo, la Prima guerra mondiale, a cui ne sarebbe seguita una seconda che, per la potenza tecnologica delle sue armi, sarebbe stata anche l’ultima, giacché una terza guerra mondiale causerebbe la distruzione del pianeta e l’estinzione della specie umana.

Diceva nel 2013 - e dice ora dal Parlamento europeo - la on. Spinelli che:

“Non si combatte più per spostare confini ma l’Unione non è in pace come si dice, e la crisi che traversa la sta squarciando come già nel 1913-14”.

Questa che precede, e che segue, credo sia oggi la riflessione più importante che possa e debba farsi sul tema “1914–2014, l’Europa cent’anni dopo”:

“È simile lo stato d’animo dei governi: allo stesso tempo deboli e pieni di sé. Impotenti sempre, anche quando mostrano arroganza o risentimento. Gli anniversari sono un omaggio che si rende al passato per accantonarlo. Meglio sarebbe celebrarli con parsimonia. Ma sul significato di questa ricorrenza vale la pena soffermarsi, e chiedersi come mai Berlino evochi il 1914 per dire che l’euro può sfracellarsi, che se non faremo qualcosa saremo di nuovo sorpresi dal colpo di fucile che distrusse il continente. Come mai torni questo nome — i Sonnambuli — che Hermann Broch scelse come titolo per una trilogia che narra la pigrizia dei sentimenti, l’indolenza vegetativa, che pervasero il primo anteguerra ...”.

Sottolinea la Spinelli come gli Stati europei - nel 1914 - si comportarono da “soggetti sbandati”, quando il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip tirò i suoi due storici “colpi di pistola” – all’Aciduca - a Sarajevo:

“A parole sembrava sapessero quel che stava per succedere, e però erano come incoscienti. Il dire era completamente sconnesso dai fatti, dal fare.

Allo stesso modo gli Stati odierni davanti alla crisi, quando recitano la giaculatoria sul baratro che perennemente sta aprendosi, e non fanno il necessario per allontanare l’Unione da quell’orlo ma anzi l’inchiodano sul bordo, sbrindellata e tremante com’è, senza governo né comune scopo, come se questa fosse l’ideale terapia per tenere vigili gli Stati, per dilatare le angosce dei cittadini, per non provocare la rilassatezzache affligge chi, rassicurato, smette il rigore dei conti”.

Nota sempre la Spinelli:

“Anche nel ‘14 mancò l’immaginazione: quella vera, non parolaia.

Gli europei erano immersi in una prima globalizzazione. Come poteva sgorgare sangue dal dolce commercio? Poteva invece, perché il mito delle sovranità assolute scatenò i nazionalismi e produsse non uno ma due conflitti: una lunga guerra di trent’anni”.

Solo dopo il 1945 i popoli, e gli Stati, capirono la realtà dei fatti, creando:  le Istituzioni di Bretton Woods,  le Costituzioni democratiche,  le Costituzioni pacifiste, la Comunità europea (che ora è la UE), ecc…

Oggi, ci fà osservare la Spinelli…:

“siamo di nuovo in piena discrepanza tra parole e azioni, e tutti partecipano alla regressione: compresi gli sfiduciati, i delusi pronti a disfarsi di un’Europa che non è all’altezza della crisi. …. È diffuso l’anelito a sovranità comunque inesistenti, e il sonnambulismo riappare con il suo corteo di irresponsabilità, ignoranza, patriottismi chiamati difensivi. Da anni siamo abituati a dire che l’Europa federale ha perso senso, col finire delle guerre tra europei.

Ma ne siamo proprio sicuri?” .

L’invito che rivolgo a chi volesse riflettere su questo delicato tema ( e cioè col finire delle guerre tra europei, l’Europa federale perde senso?) è il quesito che il ricorso alla accennata analogia svoltasi (tra il 1914 e la crisi europea – e dell’euro - in corso) ha voluto solo evocare

… con le parole della Spinelli chiediamoci: “Ma ne siamo proprio sicuri?” . Walter Nocito

 

Relazione tenuta durante l'incontro-dibattito promosso da Anpi, Sezione Antonio Gramsci” Tirreno Cosentino, Cittadella del Capo, 3 Novembre 2014

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