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Hiroshima e la convivenza interreligiosa, conferenza alla memoria attiva dell’ uomo di pace Giancarlo Zizola PDF Stampa E-mail
Scritto da massimo converso   

In una Cittadella distratta da trombe di tifosi e corride varie (distrazione profonda che ormai colpisce anche l’Amministrazione Comunale di Sinistra che ha disertato questo incontro così come quello sulla mafia del 22 Luglio

e malgrado la sera prima il ViceSindaco Borrelli avesse garantito presenza ed intervento) si è immancabilmente tenuta la manifestazione nell’anniversario della strage di Hiroshima, che in questa edizione ha voluto ricordare GianCarlo Zizola, il giornalista di caratura internazionale che viveva e scriveva a Cittadella (e che ha voluto esser tumulato a Cittadella), scomparso il 14 settembre del 2011 durante il Convegno Interreligioso di Monaco di Baviera. Grande sconcerto per l’improvvisa defezione di Mons. Cono Araugio che il Vescovo ha dirottato su un impegno religioso a Verbicaro, lasciando così monco il confronto con l’invece puntualissimo Rabbino Moshe Lazar.

Ma lui ha costituito anche questo 6 Agosto un simbolo certo dell’orrore della guerra, lui uno dei bambini ebrei austriaci che scampò all’olocausto sull’ultima nave che da Genova riuscì a salpare per gli Stati Uniti.

Moshe ha tenuto un lungo intervento sull’impossibilità etica e materiale di togliere vita e felicità a qualsiasi essere umano ed ancorpiù alle popolazioni civili come appunto ad Hiroshima e Nagasaki.

Lina Zizola, moglie di Giancarlo, aveva introdotto la manifestazione e si sono poi succeduti gli interventi dal pubblico di Vittorio Minuscolo (amico comune di Zizola a Cittadella), delle Professoresse Giuseppina Bianchi e Carmela Conza, di Gilda Boghetto  (amica in Veneto della famiglia Zizola), di Peppino Crivella di Acquappesa che ha lamentato fortemente l’assenza di Monsignor Cono, e di Giovanni.

Il Circolo Culturale si è impegnato ad inserire nella seconda edizione di <San Francesco un Santo sociale> i colti ed illustri interventi di Giancarlo Zizola su Sanctu Franciscu. Massimo Converso - 07.08.2012

 

Introduzione di Lina Zizola

Questa sera sono qui come ogni anno a questo appuntamento significativo e voglio subito rivolgere un sincero ringraziamento a Massimo ed al suo Circolo Culturale Città di Fella che ha voluto dedicare la “Giornata della Pace e del Dialogo Interreligioso” alla memoria di Giancarlo.

La mia commozione è grande al pensiero che esattamente un anno fa, la sera del 6 agosto, lui era qui, a questo tavolo, in questa piazza, a illustrare il suo intervento. La sua origine era veneta, viveva e lavorava a Roma, ma posso affermare senza esitazione che si sentiva molto “cittadellese”. Amava questa terra Calabra che gli procurava sempre nuove emozioni, che gli ha dato la possibilità per 40 anni di godere del suo mare, dei suoi colori e soprattutto della pace che trovava nella sua casa spesso frequentata anche nei mesi invernali e che gli dava la possibilità di lavorare lontano dai clamori della città.

Qui ha scritto i suoi libri, ha preparato le sue conferenze, le lezioni che teneva per un corso di laurea all’Università di Padova. Gli piaceva intrattenersi con la gente del Paese: in cartoleria, dal giornalaio, dal fruttivendolo, in farmacia, dal barbiere. A volte aspettava di venire a Cittadella per farsi tagliare i capelli perché diceva che quella era un’occasione per conoscere gli umori delle persone e i loro problemi reali.

Ha promosso per alcuni anni Estati culturali sia alle Terme Luigiane che nella stessa Cittadella. Al Palazzo del Capo, nell’estate del 1995, nell’ambito dei “Venerdì mediterranei” si tennero 4 serate dedicate al tema del Mediterraneo “Mare che unisce o che divide”.

Quelle tavole rotonde mediterranee furono ispirate dalla convinzione che solo con una visione non più egemonica del mare di mezzo, sarebbe possibile prolungare le positive esperienze multiculturali compiute lungo i secoli dalle popolazioni delle due rive di questo Mare Nostrum e riproporre un cammino di civiltà basato sul dialogo tra diversi, sul riconoscimento dell’Altro e non più sulla sua assimilazione e distruzione. Le continue migrazioni sulle ben note “carrette del mare” non possono lasciarci indifferenti tanto meno la Calabria che, nel Mediterraneo rappresenta una strategica penisola. Per quello che ha potuto, Giancarlo si è anche impegnato nella tutela del patrimonio ambientale calabrese, tanto da meritarsi nel 2001 il “Luigiano d’oro”, premio assegnato in quel di Guardia Piemontese a personalità che si sono distinte nel non facile settore della valorizzazione paesaggistica. Per Giancarlo era molto importante la collaborazione, tenere vivo il colloquio tra le generazioni, recuperare la memoria storica, per evitare che la Storia, la razza, la lingua e le fedi possano dividere un uomo da un altro. La guerra oggi è ancora possibile, come purtroppo si vede nei Paesi che vivono questo dramma, ma anche la pace è possibile a tutti, anche se non è facile da creare. La sfida della pace costruita nella giustizia e nel recupero della memoria storica non rimane un sogno impossibile. E’ necessario abbandonare la “cultura della Guerra” per sviluppare una solida “cultura della Pace”. Le guerre sono tragedie che lasciano dietro di sé vittime e distruzioni, odi e vendette, anche quando pretendono di risolvere i conflitti. L’uomo che è dotato di immaginazione può cambiare la direzione del suo pensiero, cambiare strada, può cambiare il corso della Storia. Essere artigiani della Pace porta a sviluppare la coscienza che ciascuno di noi fa parte della natura e dell’intera umanità, come soggetti indivisibili. E’ necessario valorizzare il dialogo per una grande forza di pace che orienti il mondo con uno spirito nuovo, capace di non ripetere gli errori del passato. Giancarlo era convinto che in ogni uomo c’è una volontà di pace e che il dialogo può avvicinare i nemici e comporre i conflitti. Papa Giovanni diceva “Cerchiamo ciò che unisce e mettiamo da parte ciò che divide”. Ora Giancarlo riposa qui a Cittadella nella pace del suo piccolo cimitero perché questo è stato il suo desiderio.

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