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omertà. Conviene? PDF Stampa E-mail
Scritto da massimo converso   

Di seguito alcuni messaggi pervenuti al convegno "Omertà. Conviene?" tenuto nella sala comunale polivalente di  Cittadella del Capo sabato 19 Novembre 2011- organizzato dall'associazione “Se non ora, quando?” Tirreno Cosentino e dal Consorzio Pro Loco “Riviera dei Cedri” Alto Tirreno Cosentino

 

messaggio del Sindaco di Lamezia Terme

Carissime Amiche Vi ringrazio molto di avermi invitato e Vi chiedo scusa se non riesco ad essere lì con Voi ma non riesco veramente a liberarmi dalle tante incombenze della mia città. Avete ragione il silenzio e l'omertà distruggono la democrazia e la vita "associata" delle persone. L'omertà è la regola fondamentale su cui prospera la mafia ma anche la violenza sulle donne, la violenza sui minori. Perciò è importante che si esca all'aperto e che si promuova un confronto pubblico. Avete ragione possiamo spezzare il silenzio e l'omertà con il dialogo che crea coraggio e speranza. Esprimendo solidarietà a Francesca Martorelli e a tutte le vittime della violenza, Vi auguro Buon lavoro. Con affetto Gianni Speranza Sindaco di Lamezia Terme

messaggio dell'on. Salvatore Magarò presidente commissione antimafia Regione Calabria

Omertà significa rimanere impassibili davanti all’arroganza esercitata dalle cosche. Omertà significa voltare la testa dall’altra parte, mantenere il silenzio di fronte a comportamenti illeciti, contribuire all’isolamento delle vittime della malavita, ostacolare il corso della giustizia, consentire che decine di delitti rimangano impuniti, ricusare l’esistenza stessa di una organizzazione criminale.Per questo l’omertà ci rende complici della ‘ndrangheta.E’ uno dei mali calabresi più diffusi, ma sarebbe un errore considerarlo un male esclusivo della Calabria.Per anni ci hanno raccontato che la ‘ndrangheta fosse un problema circoscritto al nostro territorio, si è negato che fosse da tempo saldamente radicata nel resto del paese, si sono tenuti spenti i riflettori sulla sua organizzazione, sul sistema verticistico che ne caratterizza la struttura, sulla capacità di pervadere in maniera profonda e capillare il tessuto politico, economico e sociale.Questo atteggiamento ad ampio spettro di omertà ha facilitato il proliferare del terribile cancro, cresciuto a dismisura negli ultimi quindici anni durante i quali il fenomeno è stato perlomeno sottovalutato.A rompere questa coltre ovattata sotto la quale la ‘ndrangheta ha costruito un sistema tentacolare esteso a livello internazionale, sono state le inchieste della magistratura che hanno messo a nudo i rapporti esistenti tra la ‘ndrangheta e le aree geografiche del nord Italia, dell’Europa, del Sudamerica.In Calabria l’omertà è una vera e propria piaga sociale.In alcune aree della nostra regione sta pericolosamente entrando a far parte del Dna stesso degli individui, educati fin da piccoli all’arte del silenzio, del farsi gli affari propri.Viene confusa con la solidarietà: quella del compagno di giochi nel coprire una ragazzata che poi diventa il mutismo davanti ad un’aggressione consumatasi tra i banchi di scuola, fino a trasformarsi nel “non ho sentito e non ho visto” che spesso si legge nei verbali di testimonianza raccolte dalle forze dell’ordine dopo un fatto di sangue. Sull’omertà, su questa complicità la ‘ndrangheta conta per agire alla luce del sole, per rimanere un’entità invisibile. La ‘ndrangheta fa leva sul silenzio-assenso della società che così condanna se stessa a vivere in un territorio preda dei soprusi, della illegalità, della decadenza e del sottosviluppo. Aggredire la cultura dell’omertà è uno degli obiettivi che ci siamo posti in sede istituzionale.Per questo abbiamo inaugurato un nuovo ciclo nella lotta alla ‘ndrangheta, non più limitata a battaglie di testimonianza o di solidarietà, ma estesa all’approvazione di provvedimenti legislativi incentrati sulla predisposizione di appositi interventi di sostegno per le vittime della ‘ndrangheta, ma anche sull’espulsione dal ciclo produttivo di quelle imprese che, scegliendo di non denunciare, di stare dalla parte sbagliata e di stringere patti scellerati con le organizzazioni mafiose, penalizzano coloro che operano nell’alveo della legalità e che le istituzioni hanno il dovere di tutelare.Ma lo sforzo della politica, delle istituzioni, della magistratura, non può essere sufficiente se ognuno di noi non compie fino in fondo il proprio dovere. Ed il dovere di ogni cittadino è quello di ribellarsi, di collaborare con le forze dell’ordine e di abbattere il muro dell’omertà. Il silenzio non può che condannarci alla sconfitta. Salvatore Magarò Presidente Commissione Antimafia Regione Calabria

messaggio dell'assessore provinciale Biagio Diana

Ringrazio per l’invito, ma come già detto, mi è impossibile partecipare per pregressi impegni di carattere politico. Ribadisco altresì che nel mese di Dicembre do’ la mia disponibilità per un’iniziativa sull’argomento di carattere politico-istituzionale a Cittadella del Capo. Vi auguro buon lavoro. A presto Biagio Diana

messaggio di Cristina Filippelli

Cara Francesca oggi non mi è stato possibile essere presente a causa di impegni qui a Roma, ci tenevo comunque ad esprimerti la mia solidarietà da donna, e ovviamente da amica ed ho scelto di farlo attraverso questa lettera. Ma voglio approfittare di questa utile circostanza in cui è sovrano l’impegno sociale e civile tuo, di Francesca Rennis e di altre donne che come voi, anzi come noi, hanno la voglia, la forza e la gioia di portarlo avanti quotidianamente. Al Convegno senz’altro verrà evidenziato il ruolo della donna oggi, le difficoltà le chiusure i pregiudizi e i preconcetti, se non gli abusi a vario grado di violenza cui la donna è oggi soggetta forse ancor più che in passato.A dispetto delle conquiste, conquiste di cui sinceramente vedo sempre meno frutti evidenti. Non mi soffermerò sui deplorevoli fatti accaduti la scorsa estate, che ti hanno vista vittima di una imperdonabile aggressione e di cui si occuperanno in maniera adeguata gli inquirenti. Voglio parlare del dopo che a volte e anche peggio. Ciò che mi rattrista è che la comunità dalla quale provengo, e che porto con me nel cuore anche vivendo in altro posto da diverso tempo, ancora una volta ha perso una importante occasione di emancipazione proprio da quei pregiudizi offensivi e degradanti. Non ti è stata data la solidarietà che meritavi per via dei soliti personalismi, campanilismi e maschilismi, quella solidarietà te l’ hanno negata anche molte donne del paese, ed è la cosa più grave.Ti sarai sentita ripetere fino alla nausea: “Ma che ci facevi là?”, “Ma perché non ti sei fatta gli affari tuoi?” Oppure il classico “No ssacciu nenti, nun aiu vistu nenti”; e tu che per loro sei forestiera ti ritrovi paradossalmente ad aver paura a percorrere strade, a parcheggiare l’auto, a fare un giro dopo cena se ti va! Eppure non è diritto sacrosantissimo proprio di chi ha coraggio e di chi è onesto e nel giusto camminare a testa dritta?? Il paradosso vuole che spesso l’esser vittima di un sopruso porti ad ulteriori solitudini, ingiustificabili isolamenti. Ma tu lo sai, per loro sei forestiera e nei regolamenti tribali vige l’infausta legge del campanile. E allora il piccolo gruppo si richiude a fare scudo a chi, pur agendo in maniera insulsa, a quel gruppo appartiene per nascita. Inoltre in una qualunque contesa fra un uomo e una donna, è più facile la partigianeria verso l’uomo perché più comoda, come dire…meno rischiosa. In situazioni del genere mi sento forestiera anche io e non perché viva da anni in altra città, bensì perché non appartengo a nessun campanile che voglia chiudersi ed estromettere a prescindere. Detesto ogni forma di  inclusività e conseguente esclusività perché pregiudicano. E poi da donna mi sento ancora più offesa pensando a quell’occasione mancata di esserti le donne del posto solidali. Per fortuna non sei sola, gente valida e ben motivata ti sostiene, uomini e donne impegnati nella lotta quotidiana di migliorare una società difficile come quella in cui viviamo. So che porterai avanti coraggiosamente la tua lotta e la faccio mia, perché una donna che si fa valere contro un’ingiustizia determina un passo avanti per tutte le donne che dedicano la loro vita all’emancipazione femminile. E lo fa attraverso l’esempio. Ti ringrazio per l’esempio che appunto ci stai dando e ti chiedo da amica ancora più che da donna, di non fermarti, di non scoraggiarti, di non temere giudizi insulsi e ovviamente immeritati. Chi li dà spesso è gente passiva, gente che non ha coraggio, gente facilona e superficiale. Sei una donna forte, bella, colta e combattiva e già queste qualità ti determineranno antipatie invidie e gelosie, ma c’è anche chi è disposto ad ammirare, a premiare il giusto, esiste una qualità dell’anima che si chiama dignità, la dignità a sua volta spesso implica il coraggio. Tu hai coraggio e hai dignità. Io sono con te. Con affetto e solidarietà Cristina Filippelli

messaggio di Francesca Martorelli

Buonasera, sono Francesca Martorelli, trascorro qui, a Cittadella, le mie vacanze da tanti anni (la prima volta da neonata), qui ho conosciuto tanti amici per i quali, spesso anche d'inverno, arrivo da Cosenza per i fine-settimana. Sono docente nella Scuola dell’obbligo ed in questa veste ho insegnato anche nelle scuole di Bonifati dove oggi ci troviamo. Ho imparato ad amare questo paese non solo per le sue bellezze naturali ma anche per l'affetto della gente che vi abita. Infatti ho contribuito alle lotte per migliorare la qualità della vita di questo comune, partecipando anche durante l’inverno alle iniziative per l’ambiente, per i beni artistici, per l’intercultura, collaborando con le associazioni di base; pure per la Festività patronale di San Francesco quando mi feci tramite diretto verso la Regione Calabria. Non ho mai avuto problemi a camminare anche a tarda ora in questo paese a me tanto caro, ma per la prima volta nella notte tra il 30 e il 31 agosto scorso ho subito un'aggressione fisica che mi ha sicuramente provato e per la quale ho immediatamente reagito rivolgendomi alle forze dell'ordine ed all’Ospedale di Cetraro per le percosse ricevute. Il tutto perché il Presidente del WWF, obiettivo della vera e propria spedizione punitiva, aveva segnalato nei giorni precedenti che non si poteva svolgere una gara di grosse motociclette da campagna fra gli ombrelloni di un sabato di agosto, senza alcuna protezione per le centinaia di bagnanti e senza alcun tipo di servizio d’ordine. Ma la totale indifferenza dei presenti mi ha traumatizzato ancora di più per non aver trovato tutta la solidarieta' che doveva essere naturale per le persone che mi conoscono nonchè per quelle che non mi conoscono. Io sono stata educata in una famiglia in cui reagire ai soprusi, alle vessazioni, ai torti è naturale, è innato. Mio nonno, Eugenio Martorelli, fu un importante esponente antifascista cosentino che più volte ebbe ritorsioni per le sue idee contrarie al regime. Mio zio, Francesco Martorelli, ha speso la sua vita in difesa della legalita' ed ha combattuto in prima linea la ‘ndrangheta e la mafia. Anch'io come educatrice presto particolare attenzione all'insegnamento della difesa dei deboli e all'abbattimento di tutto ciò che è omertà, silenzio per non denunciare. L'omerta' non è certo la solidarieta', è il non voler mai prendere delle posizioni , a volte scomode ma che sono necessarie per il traguardo del vivere civile. L’omertà è il nutrimento di qualsiasi violenza. Il silenzio e l’indifferenza legittimano le forme violente nella nostra società. Confesso di aver provato un dolore più forte ed un’umiliazione profonda nel constatare l’indifferenza altrui verso un episodio di indiscutibile gravità e immoralità rispetto alla violenza fisica in sé di cui sono stata vittima. Guardo al futuro, penso alla società che accoglierà mia figlia, i miei nipoti e penso che il progresso dell’uomo, della società, non può essere solo quello tecnologico ma ha il suo fulcro imprescindibile nei rapporti umani e nelle regole del vivere civile. Tutti noi abbiamo sì un obbligo giuridico di non commettere reati, e la violenza fisica lo è, ma tutti noi  abbiamo anche e soprattutto un obbligo morale di combattere, di reagire, di denunciare se testimoni di una qualsiasi forma di violenza come quella da me subita il 30 Agosto. Non tramandiamo le regole di un codice non scritto, la regola del silenzio all’interno delle comunità, ma da attori protagonisti dobbiamo sempre trovare il coraggio di sovvertire le regole del codice non scritto e non legittimato ma ormai radicato nella nostra società e di ribellarci anche alle forme di violenza silenti. Francesca Martorelli

 

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