cerca nel sito

Laltrasinistra, Powered by Joomla! and designed by 123WebDesign
donne e violenza PDF Stampa E-mail
Scritto da daniela gaglianone   

Il 25 novembre 2009 è stata celebrata la “Giornata Internazionale contro la violenza delle donne”, indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999, con la risoluzione 54/134, per invitare governi, organizzazioni governative e non governative, media e società civile a sensibilizzare sulla violenza di genere le società.

Questa data è stata scelta in ricordo del brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal, il 25 novembre 1960, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leònidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

Le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza; furono condotte in un luogo nascosto, torturate, massacrate, strangolate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

Tale data è diventata, così, il simbolo dell’atto di accusa della società civile nei confronti del fenomeno, sempre crescente, della violenza sulle donne.

La celebrazione della giornata rappresenta un importante momento per riflettere sulla gravità di questo problema, al di là e al di fuori di qualsiasi forma di qualunquismo, di strumentalizzazione, di rivendicazione di presunti diritti, di appropriazione di forme di verità assolute e per promuovere la diffusione di una coscienza civile che si fondi sul rispetto della persona umana e della sua dignità.

Pertanto, è sembrato interessante riportare alcuni dati esemplificativi del fenomeno, facilmente reperibili e verificabili su siti internet istituzionali e non.

I dati sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne, sia a livello mondiale che nazionale, sono allarmanti.

La Conferenza Internazionale sulla violenza contro le donne tenuta a Roma il 9 e 10 settembre 2009, in occasione del G8, ha evidenziato che sono circa 140 milioni le donne vittime nel mondo di abusi fisici, psicologici e sessuali, oggetti di tratta, aborti selettivi e di molestie.

Statistiche della Banca Mondiale segnalano che, per le donne tra i 15 e 44 anni, il rischio di subire violenze domestiche o stupri è maggiore del rischio di cancro, incidenti e malattie.

A livello nazionale la situazione non è confortante.

L’Istat nel 2006 ha condotto un’indagine interamente dedicata al fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne.

L’indagine ha voluto differenziare tre livelli di violenza:

  • fisica (minaccia di essere colpita fisicamente, l’essere spinta, afferrata, strattonata, schiaffeggiata, presa a calci ecc.);
  • sessuale (costrizione a fare o subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze);
  • psicologica (denigrazioni, controllo dei comportamenti, strategie di isolamento, intimidazioni, forti limitazioni economiche).

I risultati pubblicati mostrano che 6 milioni 743 mila donne da 16 a 70 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (31,9%), 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila hanno subito violenze fisiche (18,8%).

Circa un milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%); il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner; il 24,7% delle donne ha subito violenze da un altro uomo.

La violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12%) che non del “non partner” (9,8%), l’inverso accade per la violenza sessuale (6,1% contro 20,4%).

L’elemento più preoccupante è, dunque, legato al fatto che la maggior parte delle violenze, fisiche o sessuali, si verificano all’interno della famiglia ad opera dei partner che sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate e sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro (69%) o i rapporti sessuali non desiderati ma subiti per paura delle conseguenze.

Ogni anno, nel mondo, 50 mila donne sono uccise da parenti stretti.

Inoltre la violenza perpetrata all’interno della famiglia risulta essere anche quella più grave, come dimostrano i risultati dell’indagine Istat. Il 21,3% delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita, mentre il 27,2% ha subito ferite a causa della violenza.

Le donne che hanno subito violenze dai partner, in quasi la metà dei casi hanno sofferto, di perdita di fiducia e autostima, di sensazione di impotenza, disturbi del sonno, ansia, depressione, impotenza, difficoltà di concentrazione.

I dati sulla violenza psicologica sono altrettanto preoccupanti: 7 milioni 134 donne hanno subito violenza sotto forma di isolamento (46,7%), controllo (40,7%), violenza economica (30,7%).

La consapevolezza del fenomeno non è chiara neanche nelle donne, considerato che i risultati dell’indagine evidenziano che solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso dello stupro o tentato stupro solo il 26,5% delle donne lo considera un reato. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono neanche denunciate.

La violenza, nelle varie forme in cui si manifesta, rappresenta solo uno degli aspetti legati al problema della condizione della donna nella società moderna nel mondo intero e dei fenomeni di discriminazione, ognuno dei quali meriterebbe uno specifico approfondimento.

È importante, sicuramente, prendere atto dell’esistenza di un tale fenomeno, al fine di aumentare il livello di consapevolezza pubblica e combattere tutti quegli atteggiamenti che tendono a perdonare, tollerare, giustificare o ignorare la violenza nei confronti delle donne.

L’inasprimento delle misure repressive nei confronti di quegli atteggiamenti riconosciuti reati è sicuramente un aspetto importante, ma non può assolutamente considerarsi sufficiente per combattere e soprattutto per evitare il verificarsi di tali situazioni.

È, in primo luogo, necessario un cambiamento di rotta sociale e culturale che promuova azioni concrete nella scuola e nella società civile attraverso interventi educativi e formativi relativi all’orientamento di genere, alla relazione tra genere maschile e femminile ed alle pari opportunità.

È auspicabile promuovere, diffondere e testimoniare una cultura incentrata sul principio della non discriminazione per gli individui, indipendentemente dalla differenza di sesso, partendo dall’ambiente familiare dove spesso prevalgono modelli di riferimento (stereotipi) già strutturati.

Allo stesso tempo, sarebbe opportuno evitare di incorrere nell’errore di voler a tutti i costi sostenere il principio di uguaglianza tra i sessi, che, per come si è affermato nelle culture moderne, anche attraverso le carte costituzionali, ha determinano solo l’omologazione dell’universo femminile a quello maschile e l’incapacità di garantire gli obiettivi di coinvolgimento e di partecipazione attiva delle donne, tanto da essere ormai considerato superato ed inefficace.

È necessario favorire il diffondersi di una cultura delle parità e delle pari opportunità, ossia una cultura che tenda ad eliminare gli ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale in ragione del sesso di appartenenza, valorizzando le diversità e le specificità di ciascun sesso.

Differenze e specificità delle quali noi donne siamo pienamente consapevoli e che non siamo disposte a perdere per rispondere a modelli di omologazione, uniformità ed appiattimento che sacrificano le straordinarie qualità che ogni giorno mostriamo nei nostri diversi ruoli. Daniela Gaglianone - 27.11.2009

e-max.it: your social media marketing partner
 

Questo sito utilizza i cookie per gestire la navigazione ed altre funzioni.Chiudendo questo banner o cliccando su qualunque elemento di questa pagina acconsenti all'uso dei cookie. Per ulteriori informazioni sui cookie che utilizziamo e come eliminarli, visitare la nostra pagina cookies police.

Accetto i cookie di questo sito.

EU Cookie Directive Module Information