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masterclass di ottoni, intervista a Gianluca Gagliardi PDF Stampa E-mail
Scritto da graziano lo presti   

Nei giorni 5-6-7 Giugno scorsi si è svolta, nell’ambito del Festival Primaverile della Musica, organizzato dall’Associazione “Montecassino”, la seconda edizione del Masterclass di tecnica e interpretazione per Trombone.

Gli undici allievi partecipanti hanno potuto seguire le lezioni del Maestro Gianluca Gagliardi, articolate in un’alternanza tra la cura delle tecniche di base per il trombone e l’esecuzione di studi o pezzi solistici individuali. Obiettivo del corso, infatti, era amplificare l’attenzione di ogni allievo (ma si potrebbe dire lo stesso per ogni strumentista) sia nei confronti delle tecniche generali, di cui è necessaria la conoscenza e la pratica, sia riguardo la propria formazione sullo strumento, correggendo lacune o imperfezioni.

La masterclass è stata occasione per conoscere meglio il Maestro Gagliardi, già presente l’anno scorso e sempre più a suo agio nella cittadina militellese. In una carriera davvero ricca di successi e soddisfazioni, Gagliardi è passato dagli inizi nella banda del suo paese natale calabrese allo studio con i grandi del Trombone, da G. Mazzoni (Trombone Basso dell’Orchestra Rai di Roma) a Roger Bobo e Jacques Mauger. Attualmente Trombone Basso al Teatro Massimo di Palermo, Gagliardi affianca all’attività concertistica e solistica anche l’esperienza didattica, con numerosi corsi e masterclass. È proprio sull’insegnamento e sulla frequenza dei corsi di perfezionamento da parte degli allievi strumentisti che prendiamo spunto – durante una pausa del masterclass – per un’intervista a questo grande trombonista.

Maestro Gagliardi, oltre a questo a Militello, lei tiene spesso delle masterclass. Qual’è secondo lei l’importanza di queste occasioni di studio per uno strumentista?

Ho la fortuna di tenere molte masterclass, dico fortuna in quanto queste masterclass mi danno la possibilità di stare in mezzo ai giovanissimi e questo è un continuo arricchimento umano e professionale. Come importanza per lo strumentista, da uno a dieci, direi dieci: non solo per la possibilità di essere seguito da professionisti ma principalmente per la possibilità di confrontarsi con altri strumentisti. Il confronto crea una sana competizione che stimola lo strumentista a migliorarsi sempre più (questo era, almeno, per me, lo spirito con cui vivevo queste esperienze da studente).

Lei, durante le lezioni, ha affermato di studiare diverse ore al giorno, tutti i giorni. Quanto conta, in percentuale, nella formazione di uno strumentista lo studio giornaliero rispetto alle lezioni tenute dai docenti?

 


Lo studio giornaliero nella formazione dello strumentista conta tantissimo. Studio giornaliero che io dividerei in due sezioni: la prima incentrata sulla tecnica di base che serve proprio per migliorare e completare la tecnica dello strumentista; la seconda improntata sullo studio del repertorio, utilissima quindi per la formazione professionale. Comunque di pari passo è importante lo studio con l’insegnante, che dovrebbe dare la linea da seguire in quanto l’importante non è solo la quantità ma la qualità dello studio. Ovviamente, così come l’atleta non smette mai di allenarsi fino a quando è in attività, così lo strumentista non può smettere di studiare finché svolge la professione.


La
masterclass si è conclusa con un piccolo saggio degli allievi. Quanto è importante la musica d’insieme, anche per un trombonista?

Più che per un trombonista, parlerei di musicista, perché indipendentemente dallo strumento il fine da raggiungere è universale per tutti: fare musica. La musica d’insieme è di vitale importanza per la formazione professionale; suonare insieme significa mettersi al servizio degli altri, ciò permette di ascoltare e apprendere da chi ci sta vicino, con l’obiettivo di trasmettere un pensiero unico di gruppo. Suonare insieme, quindi, permette di migliorarsi professionalmente ma anche umanamente.


Da esecutore e insegnante di grande livello quale già è, che obiettivi si pone per il futuro?


Con grande umiltà e onestà devo dire di considerare questo lavoro il più bello al mondo, perché lo sognavo fin da bambino. Inoltre la musica mi ha portato in giro per il mondo: Francia, Germania, Inghilterra, Giappone e prossimamente in Finlandia. Quindi non ho la presunzione di desiderare altro. L’unico obiettivo che ho è studiare, mettermi in discussione giornalmente e continuare a fare musica il più al ungo possibile.


È stato ospite a Militello già due volte. Secondo lei è una città davvero aperta alle più diverse iniziative culturali come si dice spesso qui da noi? Lei, da “estraneo” che idea s’è fatto?


Nelle due occasioni in cui sono venuto, ho avuto modo di apprezzare la bellezza artistica di questo splendido centro. Certamente penso che sia ottimo organizzare queste iniziative culturali, in quanto sono sempre più rare in un mondo che purtroppo si dirige sempre più verso il facile successo e il consenso popolare. Quindi bisogna lodare l’amministrazione comunale militellese per la dimostrazione di apertura culturale all’iniziativa. Un ringraziamento particolare vorrei fare all’assessore Ragusa, persona di spiccata sensibilità culturale e nello specifico musicale, con cui ho avuto modo di parlare e discutere circa un progetto su un futuro masterclass relativo a tutta la famiglia degli ottoni.
Sicuramente queste iniziative sono “gocce nell’oceano”, ma bisogna dare atto e merito a chi prova a fare qualcosa di buono. da Militum Tellus del 30 giugno 2009 http://militumtellus.myblog.it/

 

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