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istituto suore Canossiane di Cosenza, lettera a Papa Francesco PDF Stampa E-mail
Scritto da francesco cirillo   

Sua Santità Francesco, Casa Santa Marta,  00120  Città del Vaticano . Sua santità, non so come si scrive una lettera al Papa e mi scuso se commetterò qualche errore nel porle questo problema.

Sono un giornalista calabrese di Diamante in provincia di Cosenza, e mi occupo da decenni di problematiche legate alla nostra terra. Il mio lavoro non è soltanto professionale, ma anche e direi soprattutto di carattere sociale. Cerco di stare vicino alla gente povera e umile e cerco, nelle mie piccolissime possibilità di alleviare, per quanto mi è possibile, le sofferenze che quotidianamente vivono, nell’abbandono assoluto della politica e delle istituzioni. Sono, da non credente, un grande estimatore di San Francesco di Paola e proprio sulla sua figura sto costruendo il mio prossimo lavoro letterario. Grazie a mia madre, lei fervente credente, ora non più tra di noi, mi sono avvicinato a questa figura di uomo che rappresenta davvero lo spirito di noi tutti calabresi, forte, determinato, mai supino ai potenti.

Ebbene, da un anno mi sono imbattuto a Cosenza , in un folto gruppo di persone, uomini, donne, bambini, immigrati, da diversi anni senza una casa e essendo, questi,  senza lavoro fisso, nell’impossibilità materiale di trovare alloggio in affitto. Questa gente, aiutati da tanti giovani, ha occupato un enorme palazzo abbandonato da anni e pronto a essere venduto per un’ennesima speculazione edilizia, della quale questa città è già piena. Cosenza è piena di palazzi ben fatti, spesso vuoti e difficili da vendere e affittare ma che fanno cassa ai ricchi imprenditori.

Queste persone, queste famiglie, si sono ben sistemate in questo palazzo, stanno ordinando le loro cose e la loro vita, diversi di loro hanno anche trovato un piccolo lavoro e come si usa dire si sono messi su un binario. Molti cittadini di Cosenza, per fortuna non tutti “lupi rapaci”, aiutano caritatevolmente questa gente, ma non lo fa chi dovrebbe stare dalla loro parte.

Sono le Suore Canossiane, che sono proprietarie di questo enorme bene e che erano pronte a venderlo per una nuova ennesima speculazione edilizia. C’erano già state trattative con alcuni speculatori edili e questi avevano anche pronti gli anticipi per formulare il contratto di vendita. L’occupazione dei poveri e degli ultimi ha bloccato questa vendita. Ed è da un anno che queste Suore Canossiane spingono, i poteri forti, i “lupi rapaci”, per far sgomberare questo palazzo.

Ieri quest’atto gravissimo, contro i poveri e gli ultimi, stava per essere messo in atto.

I “lupi rapaci” erano pronti a entrare in questo palazzo e sgomberare, le donne, i bambini, gli immigrati. Il Sindaco e la Prefettura hanno concesso una tregua.

I giovani e gli occupanti si sono detti disponibili a trovare una soluzione, a non gettare nella strada e nelle mani della delinquenza questa povera gente. La prossima settimana è stato detto si aprirà un “tavolo di lavoro”.

Per questo scrivo a Lei, Sua santità.

Affinché, Lei, forte delle sue parole e della sua forza, è Lei che ha detto che la Chiesa deve aprirsi ai poveri, possa intercedere e placare la sete di vanità e di danaro che si è impossessato di queste suore. Il momento è questo, e un Suo intervento pacificherebbe gli animi evitando drammi che tutti ben conosciamo dalle cronache che provengono dalle nostre città.

Cosenza era una città invisa a San Francesco di Paola che considerava una “bocca di serpente”, piena di persone avide e “lupi rapaci”.

O Prencipi spirituali, e temporali, scriveva san Francesco, vergognatevi falsi Christiani, che non attendete in altro, se non di assassinare li poveri, à voi con cani, uccelli , e buffoni e altre specie, e modi illeciti consumate le vostre facoltà a voi concesse dal magno Dio, e non conoscete aperto l’inferno alle vostre maledette anime, poiché non conoscete il beneficio ricevuto dal magno Dio, e non volete tenere vita Catholica, e cristiana“.

San Francesco aveva ragione, Cosenza, era ed è città piena di “lupi rapaci” che fanno della loro ricchezza il potere assoluto. Cosenza città ricca, ma piena di poveri. Tantissimi poveri che non possono permettersi una casa, un lavoro degno, una vita dignitosa per i propri figli. Tanti vivono ai margini della società, tanti si alleano con la delinquenza pur di avere un minimo di dignità, tanti vivono nella sofferenza e nel silenzio.

Sperando in Suo immediato intervento, la invito, (so che è un’utopia, ma anche San Francesco di Paola fu utopico) anche a nome di tutti gli occupanti, in questo palazzo delle Suore Canossiane, per verificare di persona tutto quanto da me scritto. Un caloroso saluto Francesco Cirillo - Diamante 22 gennaio 2015

 

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