11 settembre 1973: morte di una speranza |
Scritto da salvatore fabiano | |||
Ho riflettuto tanto prima di decidermi a scrivere queste poche righe. In un giorno in cui tutti ricordano l’anniversario dell’attentato terroristico alle “torri gemelle” il mio scritto controcorrente può far arricciare il naso a tanti. Certo che il vile attacco agli USA di dodici anni orsono ha destato orrore e ne desta ancora.
Tremila morti non sono facilmente dimenticabili. Né lo sono i successivi morti vittime di una guerra insensata che ancora dura.
Ma quel che accadde in CILE quarant’anni fa dovrebbe essere ancora vivo nel ricordo di tutti e non dovrebbe essere sottaciuto dai mezzi di informazione, come purtroppo oggi è accaduto. La vittoria elettorale di Salvador Allende nel 1970 aveva acceso una grande luce sugli Stati dell’America Latina ed una speranza in tutto il mondo progressista. La gente era stanca di assistere allo sfruttamento che le multinazionali (USA in primis) facevano delle loro ricchezze naturali. Pochi si arricchivano sul lavoro dei tanti cileni. Allende fu eletto verso la fine del 1970 con il 36% dei voti ed in meno di tre anni vide il consenso attestarsi al 43 %. Segno che le nazionalizzazione delle miniere di rame, di molte banche, delle società di assicurazioni e dell’energia trovavano il gradimento dei cileni. Il popolo voleva liberarsi dal giogo economico straniero per guardare avanti. Il suo governo (socialisti, comunisti, radicali ed indipendenti) però non era ben visto dai potentati economici esterni e furono creati disordini ad arte per giustificare la nascita di una dittatura fra le più feroci della storia. In un piccolo paese furono registrate oltre 3000 morti e 50.000 incarcerati e torturati. I desaparecidos non si contavano.
La speranza di poter iniziare un percorso nuovo che andasse oltre il capitalismo americano ed il “socialismo “ sovietico fu uccisa quel giorno con la morte di Salvador Allende. Sono passati 40 anni e quelli della mia generazione che piansero in quei giorni ne hanno ancora vivo il ricordo. Non è fuori luogo ricordarlo per farlo conoscere ai giovani che non hanno vissuto l’evento. Salvatore Fabiano - 11.09.2013
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