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il Consorzio Valle del Lao tra concertazione e sinergie istituzionali PDF Stampa E-mail
Scritto da mauro d'aprile   

A seguito la pubblicazione, in pari data, sul Portale de “lorizzonte.net”, della proposta formulata dall’ANBI(Associazione Nazionale Bonifiche ed Irrigazioni) circa la esigenza di intervento sul Dissesto Idrogeologico nel paese,

 

credo di compiere cosa utile, riprendere quella sollecitazione alla Concertazione, espressa più volte su questo Blog e fatta propria nelle finalità del mio Portale,  tra le Amministrazioni operanti nell’Alto Tirreno Cosentino.

I pochi significativi obiettivi che i Sindaci si erano dati due anni orsono con il Patto per l’Alto Tirreno, sono naufragati, in parte per la sopraggiunta Legge di Riassetto Territoriale ed Amministrativo che costringe i piccoli Comuni a Consorziare Servizi, con disappunto degli stessi, in parte per la recente soppressione della Comunità Montana. Soprattutto dallo illegittimo disconoscimento, da parte della Regione Calabria, da censurarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni, della necessaria Concertazione, prevista per Legge, in materia Sanitaria e di Perequazione Territoriale, insita nei fondi Europei di Coesione, e dei quali, i Trasporti Ferroviari e la Manutenzione Stradale, sono parte interessata.

Un impedimento alla partecipazione democratica, non lamentata dai Sindaci, che denota la mancanza di Coesione fra Comuni, di non poco conto, se è vero come è vero, che continua la perdurante sottovalutazione di capacità reattiva da parte delle Nostre Cittadinanze Tirreniche, volgarmente accontentate e ritenute compensate con le “Regalie Estive” di quattro soldi di miseria, da dividersi  tra squallidi affaristi organizzatori di Sagre Paesane, ai quali viene imposto il tornaconto sulla scelta del Gruppo di Recitazione, dei Fuochisti che si devono esibire, delle Rassegne che vanno sviluppate e delle Case di Sponsorizzazione. Il tutto condito da un “Concerto di Partenariato” gradito all’Assessore Regionale di turno.

Quello che propongo è un  lavoro di Concertazione, sperimentato e vissuto in Regioni più importanti, alle quali non difetta il tasso di Democrazia. E’ una Concertazione che o non ha bisogno di inventarsi progetti speciali o finalità speculative. Nasce da un reale interesse generale e contribuisce ad impegnare i soldi pubblici a soluzioni per indecorose situazioni territoriali ed ambientali. Permette inoltre di sperimentare quella Concertazione più annunciata che, mai, iniziata, con conseguenti positive ricadute sulla occupazione, interessando fra l’altro, l’unico Organismo Consorziale, allo stato vigente per il nostro territorio: Il Consorzio Valle del Lao. Si tratta di riprendere la vecchia classificazione dei Bacini Imbriferi e riconsiderare le opere annesse della irrigazione, con particolare riferimento all’inquinamento del Mare, per versamenti non controllati.

Non può trascurarsi che la sicurezza territoriale richiede azioni coordinate e sinergiche tra i diversi soggetti istituzionalmente competenti. Conseguentemente è necessaria concertazione e collaborazione sul territorio attraverso gli strumenti che la legislazione contempla, quali protocolli d’intesa e accordi inter-istituzionali.

L’ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazione), ha stipulato un protocollo d’intesa con l’ANCI, finalizzato alla collaborazione sul territorio tra Consorzi e Comuni. In virtù di tale protocollo sul territorio nazionale sono ormai centinaia gli accordi di collaborazione tra i Consorzi di bonifica e i Comuni. Il piano proposto dall’ANBI riguarda le azioni rientranti nell’ambito delle competenze consortili ma che hanno bisogno, per un più efficiente risultato, degli interventi e delle azioni di competenza delle altre istituzioni locali realizzandosi in tale guisa il tanto auspicato federalismo cooperativo, che si basa appunto su interventi concertati e condivisi con una forte cooperazione istituzionale tra i diversi soggetti, ciascuno per le proprie competenze.

Essi riguardano in prevalenza quelle azioni che non rientrano in azioni ordinarie cui si fa fronte con i contributi dei privati ma si tratta di manutenzioni straordinarie delle opere di bonifica idraulica, di opere di sistemazioni e regolazione idrauliche e di ripristino di  fenomeni di dissesto nei territori in cui operano i Consorzi. In particolare:

- lavori di adeguamento e ristrutturazione di torrenti e rogge, anche con interventi di ingegneria naturalistica, di ripristino delle frane sulle sponde dei canali, avvenute per le intense precipitazioni;

- lavori di manutenzione straordinaria, di adeguamento e di ricalibratura della rete di bonifica, di adeguamento delle quote arginali, della realizzazione di canali scolmatori, di adeguamento delle idrovore per il sollevamento delle acque;

- interventi di manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati;

- realizzazione di opere per la laminazione delle piene al fine di smaltire gli ingenti volumi idrici derivanti dai bacini montani e corrivati sempre più rapidamente, a causa dell’assenza delle sistemazioni agrarie;

- lavori di adeguamento della rete di bonifica, delle arginature, degli impianti idrovori al fine di adeguare le opere al territorio urbanizzato;

- interventi di manutenzione straordinaria dei fossi minori e delle opere idrauliche;

- lavori di stabilizzazione delle pendici, collinari e montane.

Sono tutti interventi volti, a diminuire il rischio idraulico, cui deve far seguito imprescindibilmente la costante azione di manutenzione ordinaria svolta dai Consorzi.

Va ricordato che la modesta superficie di pianura per ben 7,1 milioni di ettari è servita da opere di scolo e, di questi, 1,2 milioni di ettari richiedono il sollevamento meccanico dell’acqua, attraverso l’esercizio di 754 impianti idrovori. La rete di canali di scolo si sviluppa per circa 92.000 chilometri.

La realizzazione delle opere suindicate è quindi condizione fondamentale per la difesa e conservazione del suolo e per assicurare, non solo l’esercizio della nostra agricoltura e il suo sviluppo, ma la possibilità di avere un territorio vivibile ove la popolazione possa  abitare, lavorare, muoversi ed esercitare le proprie attività, un territorio peraltro che costituisca una importante meta turistica per le sue bellezze artistiche e ambientali.

Si tratta ovviamente di indicazioni relative ad azioni per le quali vi è la competenza dei Consorzi di bonifica che presenti capillarmente sul territorio nazionale, con puntuale conoscenza dello stesso e con un organizzazione che conta specifiche professionalità sono tra i soggetti più idonei a collaborare con le altre istituzioni locali competenti per la realizzazione di un piano per la riduzione del rischio idrogeologico.

Le sinergie istituzionali sono indispensabili per una idonea politica del territorio e sono fortemente auspicate dall’Unione Europea. I Consorzi di bonifica, attraverso l’ANBI, hanno anche sottoscritto importanti accordi di programma con le Autorità di bacino nazionali per una costante collaborazione nel settore della gestione delle acque e della difesa del suolo, che si sono rivelati molto utili per l’approfondimento dei problemi e per l’individuazione di idonee proposte.

Nell’ambito delle indispensabili sinergie istituzionali, necessarie per una efficace gestione del territorio, mirate anche ad una protezione dal rischio idraulico, vanno ricordati i contratti di fiume. Essi si inseriscono in un contesto normativo rappresentato dalle Direttive Europee 2000/60 e 2007/60, dal D.Lgs. n. 152/2006 e da norme e regolamenti regionali.

Il contratto di fiume è un accordo che permette di adottare un sistema di regole che determinano soluzioni efficaci in molteplici settori interessati dalla gestione delle acque nell’ambito di un bacino fluviale.

I contratti di fiume presuppongono un percorso che vede un concreto coinvolgimento e una sostanziale condivisione fra tutti i soggetti pubblici e privati interessati nella gestione delle acque. I soggetti che sottoscrivono il contratto di fiume condividono il principio che solo attraverso una sinergica e forte azione di tutti i soggetti, pubblici e privati, si possa invertire la tendenza al degrado territoriale/ambientale dei bacini fluviali e perseguire adeguatamente gli obiettivi di un loro sviluppo sostenibile. A tal fine si impegnano, nel rispetto delle competenze di ciascuno, ad operare in un quadro di forte valorizzazione del principio di sussidiarietà attivando tutti gli strumenti partenariali utili al pieno raggiungimento degli obiettivi condivisi.

Come è stato recentemente rilevato, la caratteristica innovativa di tali processi è la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà orizzontale con riferimento territoriale in ambito del bacino fluviale: la differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile, in grado di comporre a livello locale i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle vocazioni territoriali e capaci di “fare sistema”.

In alcune Regioni (Veneto, Piemonte, Lombardia) dove lo strumento entra a far parte della programmazione per lo sviluppo territoriale i Consorzi di bonifica figurano tra gli attori principali a fianco delle Autorità di bacino e dei Comuni. Analoga valutazione positiva va espressa per i “contratti di foce”.

L’esempio

L’iniziativa, per il settore che interessa, è stata assunta dal Consorzio di bonifica Delta del Po attraverso una specifica ricerca con riferimento ai tratti terminali dei fiumi Brenta, Adige, Po di Levante, Po e il Mare Adriatico.

Si tratta di un accordo di partenariato rientrante nell’ambito di una programmazione negoziale per una unica azione sinergica, espressione di sussidiarietà orizzontale e verticale.

Il contratto di foce in corso di definizione nella Regione Veneto interessa il territorio delle aree terminali di più bacini idrografici (Brenta, Bacchiglione, Adige, Fiume Fussero, Tartaro, Canal Bianco) caratterizzati da livelli omogenei di rischio idraulico e idrogeologico. Tale contratto di foce mira alla definizione di un progetto finalizzato ai seguenti obiettivi:

  • il miglioramento della qualità ambientale e dello stato ecologico dei corpi idrici e degli eco-sistemi connessi;
  • il miglioramento dell’uso e della gestione integrata della risorsa idrica, attraverso linee strategiche che aumentino la sicurezza, la fruibilità delle acque, l’inversione dei processi di degrado e la capacità di resilienza del territorio, secondo processi di “adattamento” al cambiamento climatico, diminuzione del rischio alluvioni, carenza idrica e siccità;
  • una maggiore integrazione fra le politiche di settore (politiche dell’agricoltura, della pesca, del turismo, l’energetica e dei trasporti), nel coordinamento con gli strumenti di pianificazione e programmazione esistenti e/o in previsione (nuova programmazione 2014-2020).

Il contratto di foce relativo agli ambiti suindicati registra la partecipazione della Regione Veneto, del Consorzio di bonifica Delta del Po, di tutte le Autorità di bacino interessate, di AIPO, di molti Comuni e altre organizzazioni.

Il progetto è stato presentato al VII Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume conseguendo per il carattere innovativo un importante riconoscimento da parte di una giuria nazionale presieduta da UNESCO. Mauro D’Aprile lorizzonte.net - 29.07.2013

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