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tempo di Pisl, tempo di responsabilita’ PDF Stampa E-mail
Scritto da maria grazia cianciulli   

Grazie ai cofinanziamenti dell’UE , scuole, e EE.LL. stanno provvedendo ormai, dal 2007 alla copertura degli oneri di gestione per la normale amministrazione  in assenza o insufficienza di dotazioni da destinare alle spese ordinarie di funzionamento.

Tale favorevole congiuntura, avrà purtroppo termine nel 2013 con le conseguenze facilmente immaginabili a livello sociale.

I PISL Piani Integrati di sviluppo Locale, costituiscono una delle ultime chances delle quali approfittare per beneficiare del supporto comunitario. Di tale evidenza pare non ci sia una piena consapevolezza, purtroppo. Pare che ognuno sia preso a sostenere gli interessi di parte “ignorando” che i PISL si chiamano così perché devono mirare a 1) integrazione delle risorse territoriali 2) sviluppo comprensoriale.

Ora vale la pena fare qualche considerazione:

nel mese di agosto abbiamo tutti noi cittadini ed amministratori vissuto una drammatica emergenza rifiuti.

Tale situazione che ci espone a pericolose prospettive future pare oggi, essere passata di mente. E’ legittimo, a questo punto, chiedersi di quale sviluppo locale vogliamo parlare se non ci curiamo di creare le premesse minime e i requisiti indispensabili sui quali costruire pianificazioni di politiche turistiche, industriali, del lavoro. A fronte di tale evidente emergenza ci si preoccupa di progettare ulteriori cattedrali nel deserto senza considerare una visione d’insieme e disattendendo obblighi sempre più perentori di organizzazione sinergica ed integrata. Come se ciò non bastasse, nello scatenarsi degli interessi di parte, quasi sempre contrapposti, c’è il rischio concreto di perdere questa esclusiva possibilità di finanziamento per la nostra regione il che sarebbe una vera iattura. La società civile dovrebbe prendere coscienza del fatto che la delega aperta ai nostri amministratori non deve esimerci dal richiedere loro un’assunzione precisa di responsabilità circa il buon utilizzo di queste ultime risorse né dal contribuire al dibattito offrendo un liberale contributo di idee.

Pianificare il trattamento dei rifiuti potrebbe conciliare: l’esigenza di ripristino di condizioni essenziali di vivibilità ed igiene dei nostri territori, con l’emergenza occupazionale e di sviluppo.

Provvedendo, finalmente ad avviare una sempre più necessaria raccolta differenziata in ogni comune si potrebbe, nel quadro di una vera sinergia progettuale, individuare aree intercomunali/comunali di raccolta dei diversi rifiuti e di trattamento in opifici destinati al riciclo. Sarebbe così che , nel rispetto delle tradizioni imprenditoriali ed artigiane locali, con il partneriato dell’impresa privata, si potrebbero valorizzare le specificità, creare spazi occupazionali, fare economia e risolvere il problema dei rifiuti…TUTTO IN UNO!!!

Sarebbe così che i comuni a vocazione industriale tessile, per esempio, potrebbero prevedere  insediamenti di impianti per ricavare il tessuto “pile” dalla plastica, che i comuni a vocazione siderurgica, potrebbero trattare l’alluminio, che i comuni a tradizione artigianale di lavorazione del vetro potrebbero impiantare stabilimenti per la produzione/lavorazione della vetroresina ( scafi di imbarcazioni!!), comuni con esperienze imprenditoriali idonee potrebbero trattare la carta riciclata per gli innumerevoli riutilizzi.

Tale analisi non necessita di grande competenza in economia o politica per poter intuire come sia a volte semplice QUADRARE IL CERCHIO e conciliare risposte emergenziali e sviluppo del territorio, basta mettere da parte gli interessi faziosi e gli egoismi, basta corresponsabilizzare e coinvolgere il mondo dell’impresa desideroso di dare il proprio contributo alla causa comune, basta dedicare più tempo alla concertazione operativa e meno tempo ai logorroici e sterili incontri politici, più tempo all’ascolto del territorio e meno all’ascolto delle “indicazioni di parte”, basta dare più enfasi alla crescita e meno all’altisonanza delle utopistiche dichiarazioni programmatiche. La Calabria ha bisogno del contributo di idee delle tante menti vanto della nostra regione. Il polo universitario calabrese non teme confronto in Europa per competenze progettuali. Abbiamo tutte le risorse necessarie ciò che pare carente al momento è l’iniziativa pubblica. Il termine breve di scadenza necessiterebbe avere, allo stato, le idee molto più chiare, una progettazione già esecutiva.

La Regione, le Province, i Comuni, gli imprenditori del territorio, hanno un prezioso strumento nelle proprie mani, hanno una pesantissima responsabilità sulle proprie spalle, hanno le istanze della società civile incombenti, tutti noi ci aspettiamo delle risposte tempestive, responsabili, ferme, coerenti e mirate, ma soprattutto, scevre dal seppur minimo sospetto di faziosità o interesse particolare.

La società civile si aspetta delle risposte ma il tempo stringe, le menti nicchiano e …l’indignazione popolare aumenta! Maria Grazia Cianciulli - 29.10.2011

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