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Lavoro: crisi globale PDF Stampa E-mail
Scritto da vincenzo cesareo   

L’OCSE riporta dati catastrofici circa il numero dei disoccupati nel mondo: oltre 200.000.000, 30 milioni in più rispetto a due anni fa! È il numero più alto in assoluto nella storia che, in termini percentuali, sia mai stato raggiunto. Come durante la grande depressione.

La crisi è strutturale. La ripresa economica, dopo la recessione del 2008/9, non ha creato molti nuovi posti di lavoro. Questo problema deve essere la priorità delle agende politiche dei vari continenti, così come programmato dal presidente U.S.A. Obama. Ma quali le ragioni di questa crisi profonda? La prima è la diffusione del lavoro temporaneo e part – time, che da più flessibilità alle imprese, ma impatta in modo negativo, se non nel numero dei posti di lavoro, sulla loro qualità e sul livello di sicurezza che offrono.

La seconda è lo spostamento del lavoro verso Paesi a basso costo, non solo nell’industria manifatturiera, ma sempre più anche per mansioni impiegatizie ed amministrative. La terza ragione consiste nell’inadeguatezza del sistema formativo non in sintonia con le esigenze del mercato, se è vero come è vero che non si trovano candidati adeguati: tecnici specializzati, venditori, ingegneri, informatici, panificatori, falegnami etc. Ma la crisi del lavoro ha creato anche una grande e crescente disparità tra le professioni più diffuse e quelle più richieste e ben pagate, tanto che la differenza di ricchezza tra i più ricchi ed i più poveri sia in grande crescita ovunque, provocando ancor più disuguaglianza sociale.

Siamo di fronte all’esaurimento di un modello di sviluppo economico, la globalizzazione dell’economia è stata la sua accelerazione e la crisi finanziaria solo la punta di un iceberg rappresentato dalla crisi strutturale. L’obsolescenza controllata aveva garantito lo sviluppo della società industrializzata, ma oggi, oltre alla saturazione dei consumi e del mercato, abbiamo di fronte il problema ambientale e la difficoltà di sviluppo di un sistema ecocompatibile. In assenza di iniziative serie, l’Occidente, soprattutto quello europeo, è destinato a soccombere economicamente. In piccolo contributo può darlo, però, ciascuno di noi. Parafrasando JFK, immaginiamo cosa possiamo fare per il nostro Paese.

Innanzitutto smettiamola di acquistare prodotti che arrivano dalla RPC (REPUBBLICA POPOLARE CINESE) solo perché costano un po’ di meno del prodotto interno ma con evidenti problemi di qualità. È inutile lamentarsi di non avere occasioni di lavoro e poi, in ogni occasione d’acquisto, non privilegiare i prodotti che arrivano dal nostro stesso lavoro. Credo che parte certamente minima della crisi sia addebitabile anche a chi, nei panni del consumatore, non scelga prodotti interni. Ma soprattutto cerchiamo di non farci rappresentare da incompetenti che di azienda capiscono poco o nulla. Il sistema lavoro va cambiato. Oggi assumere risulta complicato, difficile, sconveniente.

Un esempio pratico: si ha bisogno di una persona e si acquisiscono tutte le informazioni necessarie. Ecco il risultato semplificato nelle cifre: guadagno 100 da solo, con il dipendente si dovrebbe arrivare a 150. Ma il collaboratore costa 47 solo lui, 22 sono gli oneri vari, 10 l’aggiornamento. Prodotto: da solo 100, con un collaboratore 79. Ne vale la pena? Secondo: a fine anno si deve versare il 90% dell’IVA e dell’IRPEF per l’anno successivo, bisogna, cioè, pagare le tasse su quanto non è stato fatturato, con cosa si sopravvive? E poi si parla di lotta all’evasione! Ed ancora immaginiamo di poter andare avanti cosi? LiberiAMO L’ITALIA. Vincenzo Cesareo - LiberiAMO L’ITALIA Movimento Politico – Culturale Distretto Alto Tirreno Cosentino Coordinatore Responsabile: Giuseppe Lanuara - 10.10.2011
Vincenzo Cesareo

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