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chiusura punto nascita clinica "Cascini", interrogazione parlamentare dell'on.Palagiano (Idv) PDF Stampa E-mail
Scritto da redazione   

Interrogazione a risposta scritta n. 4-11365  presentata dall’on.Antonio Palagiano (Idv) al Ministro della salute, giovedì 24 marzo 2011, seduta n.452

Premesso che:

in data 16 dicembre 2010 il Governo e la Conferenza Stato-regioni hanno firmato un accordo sul documento concernente «Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo», tra cui il cosiddetto «Piano di riordino dei punti nascita»;

tale piano prevede la chiusura dei reparti di maternità che effettuano meno di 500 parti ogni anno e la riorganizzazione di quelli che ne registrano meno di 1.000;
la chiusura riguarderebbe complessivamente 158 punti nascita su 559 nell'intero territorio nazionale;

mentre sarebbe contenuto l'impatto di tali disposizioni sulle regioni del Nord Italia (8 punti nascita su 75 a rischio chiusura in Lombardia, nessuno in Piemonte e Veneto), sarebbero invece coinvolte in maniera più rilevante le regioni meridionali con 38 punti nascita su 75 a rischio chiusura in Sicilia, 22 su 72 in Campania, 15 su 29 in Calabria;

in particolare per quanto concerne la Calabria, il decreto del presidente della giunta regionale 16 novembre 2010, n. 26, ha disposto la disattivazione entro il 10 dicembre 2010 dei punti nascita ad oggi esistenti presso le case di cura «Cascini» di Belvedere Marittimo (Cosenza) e «Villa Michelino» di Lamezia Terme nonché presso i presidi ospedalieri di San Giovanni in Fiore (Cosenza), Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) e Acri (Cosenza);

secondo il medesimo decreto, la scelta dei punti nascita da disattivare sarebbe stata effettuata «sulla base di quanto espressamente previsto dalle linee ministeriali e a seguito di valutazione del rischio clinico»;

con il successivo decreto del presidente della giunta regionale della Calabria del 17 gennaio 2011, n. 4, la data di disattivazione dei punti nascita suddetti - con l'eccezione di S. Giovanni in Fiore (disattivazione immediata) - viene così prorogata: Melito Porto Salvo, 1 o marzo 2011, Acri, 1o maggio 2011, Lamezia Terme, 1o giugno 2011 e Belvedere Marittimo, 1o agosto 2011;

per quanto concerne l'ospedale di Acri, è vero che viene effettuata all'incirca la metà dei parti richiesti, risulta tuttavia molto più pericoloso cercare di raggiungere in tempi utili l'ospedale di Cosenza o quello di Rossano Calabro, a causa della condizione delle strade di collegamento della zona, spesso interessate da eventi meteorologici che le rendono impraticabili e anche seriamente minacciate da eventi franosi;

inoltre il presidio ospedaliero di Acri è stato classificato come «ospedale di montagna», riconoscimento di una specificità geografica che non può essere valido solo per alcune tipologie sanitarie ed essere disatteso per altre;

appaiono dunque palesemente insufficienti valutazioni basate unicamente sui numeri, senza tener conto delle effettive condizioni dei territori;

gli ospedali di Acri e San Giovanni in Fiore - ma anche quello di Soveria Mannelli (Catanzaro) e Serra San Bruno (Vibo Valentia) - saranno fortemente ridimensionati in generale con una drastica riduzione di posti letto (meno di 30) e con attività ridotta nei fine settimana;

Acri e San Giovanni in Fiore sono cittadine che superano i 20.000 abitanti ciascuna e, dunque, ridimensionare drasticamente (in pratica, chiudere) quegli ospedali significa lasciare decine di migliaia di persone senza assistenza e senza cura, violando così il principio costituzionale di cui all'articolo 32 (la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo e interesse della collettività);

anche in conseguenza di tale drastica riduzione dei servizi sanitari, intere e ampie zone di montagna, in forte crisi infrastrutturale, rischiano di essere di fatto abbandonate al loro destino con conseguente rischio di spopolamento.

Per sapere

se il Ministro sia a conoscenza delle citate misure adottate dal Presidente della regione Calabria nella sua veste di commissario ad acta e quali iniziative concrete si intendano porre in essere affinché si eviti l'abbandono di intere zone di montagna e delle aree interne calabresi, private del diritto alla salute;

che cosa intenda fare per garantire ai cittadini interessati il diritto alla salute, secondo il dettato dell'articolo 32 della Costituzione.

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