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il consigliere Salvatore Cetraro: il moralizzatore, “demoralizzato” e i consigli (non richiesti) al sindaco PDF Stampa E-mail
Scritto da antonello troya   

La solerzia con cui il consigliere comunale (e già collaboratore dell’ex sindaco Mauro D’Aprile), Salvatore Cetraro è intervenuto nella “faida”, come in modo pretestuoso e forse superficialmente epigrafa la questione, mi spinge a rispondere con altrettanta solerzia.

E con un pizzico di maliziosità che in questo caso non guasta mai. Io sono certo che il bravo Salvatore Cetraro mai che mai avrebbe voluto fare un uso strumentale delle figure dello staff in questa “guerra tra poveri” che si sta consumando tra maggioranza e opposizione: non è da lui, non corrisponde alla figura di consigliere comunale eletto dal popolo e di esso rappresentante. Tale circostanza offende me, il mio nome, i miei sacrifici e la mia professione. Ma si sa, è il gioco delle parti. E mi chiedo: dove finisce l’aspetto pubblico e dove comincia quello privato, personale, messo alla gogna da manifesti ignobili che hanno trascinato figure oneste e irreprensibili (come io ritengo di essere) sulla bocca di tutti, addirittura anche di qualche prete avvezzo più alle carte da gioco che a salvare anime perdute.

È scivolato anch’egli, il buon Cetraro, come quasi tutti, sul cinismo (evito “qualunquismo” perché lo lascio all’altra parte dell’opposizione) che la storia detta, finendo a ricoprire il ruolo di moralizzatore “demoralizzato”. E ora spiegherò perché.

Il consigliere ha inteso intervenire forse perché tirato in ballo nell’avergli ricordato che sino a 12 mesi fa era componente effettivo del Coc, ovvero Centro operativo comunale, nei panni di “Disaster Manager”, ovvero colui il quale diventava il “braccio armato” dell’ex primo cittadino sulle questioni inerenti i lavori pubblici e l’urbanistica, e perché no anche di affari interni. Il tutto compensato come è giusto che sia avvenuto. Non sto certamente qui ad elencare le delibere di incarico che il bravo dr. Cetraro ha avuto prima come componente dello staff del sindaco (assieme a Salvatore Martorelli e Alessandro Domolo) e poi come super esperto di disastri.

Nessuno mette in discussione l’operato svolto dal bravo e stimato professionista Salvatore (addirittura da me indicato in tempi non sospetti come candidato a sindaco e sulla cui figura nutro una stima che va al di là della semplice amicizia), ma qui si sta parlando di politica e del ruolo che ognuno di noi svolge (o dovrebbe svolgere) all’interno del Palazzo istituzionale.

Nessun dubbio che l’attuale disastro economico sia stato provocato dalla gestione allegra del simpatico “supermauro”: il sindaco che non ti aspetti. Colui il quale non ha lesinato incarichi a chi, per una ragione o per un’altra, avrebbe dovuto avere il suo bel tornaconto. Mi sono sempre chiesto: perché Egidio Rogati e Eugenio Greco e non Pinco Pallino all’ufficio legale, perché Salvatore Cetraro al Coc e non Tizio Caio, perché Salvatore Martorelli e Alessandro Domolo nello staff?

E a ciò vorrei aggiungere quali benefici hanno portato al bene del paese? Qualcuno potrebbe obiettare: “E allora perché Troya e non il signor Rossi come addetto stampa”? Legittimo. Allora mettiamoci tutti sul piatto dei requisiti e lasciamo a terzi l’ingrato compito di valutare le competenze: se i soldi sono stati spesi bene e che benefici hanno portato. Sono pronto a mettermi in gioco anche in un incontro pubblico. Ma in ballo ci mettiamo tutti, anche i componenti dei famigerati studi tecnici che hanno avuto incarichi per ben cinque anni ininterrotti, i cui professionisti poi sono finiti a fare numero tra i candidati. Andiamo a vedere chi ha potuto godere di immunità nell’affidamento degli incarichi solo perché “amico dell’amico”. Tutte queste elargizioni, come anche le indennità ai dirigenti (e su questo il buon Massimo Montebello non ha torto), hanno di certo contribuito ad affossare le casse comunali.

Suona strano che adesso al consigliere Cetraro gli prendano stati d’ansia sui “meri tecnicismi aritmetici che finiranno per “appesantire” (o alleggerire!) le già dolenti tasche dei Belvederesi” finendo poi per preoccuparsi della lotta intestina all’interno dell’ufficio staff. Strano che tale senso di colpa non gli sia venuto al momento della firma dell’incarico 5 anni fa, prima come componente dello staff e poi (il 30 gennaio 2009) come manager dei disastri: ora si preoccupa dei Belvederesi senza “panza chijna”.

Il sindaco Granata, che può godere del mio pieno e indiscusso sostegno, è naturalmente libero di decidere come meglio può e deve del futuro dello staff, senza dover dare conto a chicchessia, nemmeno del suggerimento del consigliere Cetraro. E anche se deciderà di dirottare tali somme verso altre figure, così come ha palesemente detto durante il Consiglio Comunale (forse il consigliere Cetraro era distratto da qualche intervista), sono certo che lo farà cercando di equilibrare il giusto con il necessario. Formula che certamente utilizzerà anche per il suo staff. Antonello Troya - 10.05.2010

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