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la “Montebello’s list” e l’imbarazzo delle scelte PDF Stampa E-mail
Scritto da antonello troya   

Alla simpatia e alla ilarità del signor ed ex candidato Massimo Montebello non si può non rispondere se non con ilarità, perché purtroppo di simpatia c’è ben poco. Da novello Robin Hood Montebello vuole togliere ai ricchi per dare ai poveri, solo che questa volta sotto le sue scure ci vanno di mezzo tutti, dal sindaco agli assessori, dalle cooperative ad agenzie per il recupero crediti e perché no, i consulenti.

Il signor Montebello parla “culla panza chijna”, ovvero, e traduco per i non belvederesi, “con la pancia piena”. In altre parole Montebello esprime il suo pensiero perché ha un lavoro che gli permette di sentenziare e pontificare su chicchessia. Per carità, nessuno vieta a Montebello di dire ciò che vuole, ma naturalmente ciò comporta un’assunzione di responsabilità. Sono certo che il lavoro dal simpatico Massimo è svolto con passione e grandi sacrifici, ma dimentica che forse non tutti possono contare su un’occupazione solida come la sua, anche se lo tiene lontano dal paese.

Ma andiamo per ordine. Sulle proposte commerciali nulla da obiettare, ma sono quelle dei tagli che lasciano perplessi. Massimo Montebello si ricorda dopo quasi 10 mesi di far parte dello staff del sindaco. Forse Montebello si può permettere di lavorare a titolo gratuito per il Comune di Belvedere Marittimo, considerato che quasi mai abbiamo avuto la gioia di godere della sua presenza ( o forse ci sono altri fini a me sconosciuti). La gratuità dei servizi purtroppo non esistono nei rapporti tra singoli professionisti e pubblica amministrazione: il lavoro, se e quando viene svolto, deve essere pagato. Certamente Montebello non parla a nome degli altri consulenti, i quali dopo essere stati messi alla gogna per mesi dall’opposizione (con tanto di manifesti denigratori) e da pseudo moralizzatori, ora dovrebbero continuare a svolgere il proprio ruolo alla “volemose bene”. A questo punto propongo a Montebello di scrivere una lettera al sindaco di voler rinunciare, lui e solo lui, all’incarico, in tal modo sicuramente aiuterà l’amministrazione a guardare al futuro con più serenità. Per quanto concerne la mia professione la decisione di optare per la figura di addetto stampa ha comportato la rinuncia dall’incarico di redattore che svolgevo per una testata regionale, ciò per evitare al sindaco ulteriori attacchi, considerata la mia presunta incompatibilità tra la figura di redattore e addetto stampa per un ente pubblico. Ed ora dovrei lavorare a titolo gratuito?

Naturalmente no. E anche se quanto deliberato nel bilancio non ricopre certamente nemmeno le spese (anche perché i soldi saranno dirottati verso altre figure), sono certo che il sindaco, con un atto coraggioso, saprà trovare la giusta soluzione alla questione, per me come per gli altri tre.

Chiedo a Montebello perché mai i dirigenti dovrebbero rinunciare alla loro indennità; perché mai il sindaco e gli assessori dovrebbero rinunciare ai loro introiti; perché mai i giovani componenti delle cooperative dovrebbero lasciare il loro posto di lavoro, per il bene delle casse comunali?

Ma io vado al di là della “Montebello’s list”: propongo agli ingegneri, agli architetti di rinunciare al profitto se incaricati dal Comune, agli avvocati di lavorare gratis per l’amministrazione comunale; ai consulenti della passata amministrazione (Egidio Rogati, Eugenio Greco e lo stesso consigliere comunale Salvatore Cetraro), di restituire i compensi percepiti sino allo scorso anno, e in ultimo propongo ai dipendenti delle Poste Italiane di lasciare il proprio posto di lavoro ai disoccupati della Foderauto Bruzia e di prestare i propri servigi gratis al paese che ora si trova in forte crisi. Il bravo e novello “Robin Hood” sarà d’accordo? Penso proprio di no. Antonello Troya - 08.05.2010

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