Dopo cinque anni di presenza in maggioranza è giunta inesorabile la resa dei conti con l’elettorato ed il risultato è stato netto, inequivocabile e non attribuibile a piccole cause come, purtroppo in questi giorni, qualche candidato tenta di fare. Il verdetto parla di una sconfitta contemporanea dei maggiori protagonisti dell’ultimo quinquennio:
il Sindaco, gli assessori ed i consiglieri con un calo uniforme di consensi affiancati nella sorte da coloro che hanno tentato di salire sul loro carro ormai perdente. L’uniforme calo di consensi è così netto che meriterebbe una seria analisi, da parte di chi ne è certamente capace, e la conseguente assunzione di responsabilità. La gente non poteva certo perdonare un quinquennio vissuto all’insegna della precarietà strutturale della Giunta Municipale: dimissioni di assessori, accuse gravi e continue da parte di un partito che ora non c’è più (partito che però prende gli stessi voti di prima anche in assenza del Circolo), assessori sospesi e sostituiti con notevole ritardo, abbandono di vari consiglieri e surroga con elementi provenienti dallo schieramento avverso. Un brutto spettacolo fornito nonostante la tranquillità in cui avrebbero potuto lavorare per la latitanza dell’ opposizione e per l’alta esperienza di molti protagonisti. L’unico oppositore era un candidato non eletto della lista Per Belvedere che, sulla stampa e su internet, esprimeva precise e puntuali accuse con una cadenza strettissima. Purtroppo lo stesso si è poi ritrovato candidato in una delle due liste partorite dallo smembramento di Unità Popolare con un risultato deludente. Che la sconfitta fosse nell’’aria lo intuivano tutti, uscenti compresi, ed i tentativi di approccio di tutti con tutti, fino al giorno prima della presentazione delle liste, ne sono stati la testimonianza più lampante. Né vale la constatazione matematica che le due liste unite avrebbero avuto possibilità di vittoria: 31 candidati rappresentano una forza maggiore rispetto a 17! O no? A nulla è valso il tentativo, di per sé encomiabile e ragionevolmente valido, di inventarsi, quasi a tempo scaduto, una giovane professionista come candidato alla carica di Sindaco. Tutti hanno capito che era una mossa tardiva e dettata dalla disperazione al pari di altre scelte. Perché non lavorarci prima? Perché non costruire attorno ad essa la coalizione? Il giudizio severo espresso dagli elettori riguarda tanto la lista “Insieme” quanto la lista “L’Orizzonte” e dovrebbe indurre i maggiorenti del P.D., essendo entrambe principalmente emanazioni di esso, con i dovuti distinguo, ad una profonda e serena riflessione se si intende guardare al futuro. Nelle due liste sconfitte erano candidati credo 10/12 iscritti al Partito Democratico equamente divisi e l’evento è alquanto significativo di una gestione sbagliata anche da parte delle istanze provinciali. La massiccia presenza in una delle due liste di elementi dichiaratamente di centro destra, la cui matrice è stata oltretutto legittimamente e pubblicamente ostentata, ha prodotto il contrario dell’effetto sperato. Come non sottolineare l’immagine della candidata-sindaco affiancata ai simboli di Berlusconi e di A.N., di Gentile e di Campilongo. E come pretendere che tanta gente con radici nella sinistra storica potesse votare quella lista? Si sperava di raccogliere voti da destra e da sinistra, ma la presa di distanza di molti di destra e di sinistra per la presenza degli “altri” ha prodotto il risultato negativo. I valori e le collocazioni di destra e di sinistra fortunatamente esistono ancora! Ho vissuto a fianco di Ernesto Magorno, e spero non me ne voglia se rivelo un comune disagio, la sua solitudine in occasione del comizio in Piazza Amellino con la significativa e sola presenza di Franco Perre sul palco. Dopo aver egli correttamente pazientato per circa 50 minuti che “Insieme” gli cedesse la piazza, abbiamo visto la folla scevrare, candidati PD compresi (con eccezione), come a voler prendere le distanze da chi rappesentava con certezza e coerenza il partito. Lo scarno ed immeritato risultato di Ernesto ( ingiusto per il fattivo ruolo svolto a favore di Belvedere) ne è stata poi la testimonianza più eclatante. Infine una constatazione elementare: nessun impegno di chicchesia (candidati provinciali compresi) avrebbe potuto colmare un divario di 1156 voti che rappresenta un fatto storico nella vita elettorale di Belvedere, difficilmente ripetibile. Le cause vanno cercate altrove. Salvatore Fabiano - 22.06.2009 ![e-max.it: your social media marketing partner](/laltrasinistra/plugins/content/easyopengraph/assets/img/social_media_marketing.png)
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