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“non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade” PDF Stampa E-mail
Scritto da olga de luca   

“non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade”, vorrei dire, impersonando un Ungaretti stanco e seccato. Quello, per intenderci, del “lasciatemi così come una cosa posata in un  angolo e dimenticata”.

Si, abbandonata e stanca su una strada chilometrica asfaltata con chiacchiere e polemiche. Tutto è fermo! Tutto tace in una mente guasta, corrotta, bacata; mentre altri attendono che qualcosa spacchi quest’ aria di “super-controllori” nascosti e intrappolati in un tempo che pizzica le narici per lo sgradevole e nocivo odore di muffa. Peccato!, non avere la capacità di comprendere cosa significhi amare, gioire nel progettare insieme. Meglio stare a guardare da dietro vetri opachi, unti di una finestra geometricamente imperfetta. Meglio non compromettere la coerenza, o meglio, la libertà.

Ma, di quale libertà si parla? Chi non si assume responsabilità è e resta un Mediocre. Sotto sotto, però, credo, sognate una svolta nel vostro modo di pensare e di agire. Siete consapevoli di perdere opportunità, ma intanto vi auto-convincete di essere furbi, coerenti, liberi, perché, tutto sommato, cercate di non cadere nella “trappola” del rimboccarsi le maniche, dell’alzare il nobile “fondo-schiena” divenuto a forma quadrata come la sedia che vi ospita, e lavorare nell’interesse del proprio Paese. In realtà, penso, siete culturalmente falliti, perché temete di non essere all’altezza di progettare, scontrandovi, s’è necessario, con le realtà esistenti sul territorio. Ma, voglio ritornare al concetto di “libertà”. Essere liberi significa seminare, nutrire, coltivare la Vita proprio come si fa con un fiore. Essere liberi è  essere coerenti, cioè mantenere viva quella fiammella d’incanto, di meraviglia e di stupore che c’è in ognuno di noi, condividendo pezzi e momenti importanti che danno energia al Paese e ci identificano come mattoni che lo costruiscono.

È una grande fortuna, oggi, trovare persone capaci di apprezzare chi impegna il proprio tempo nel respirare e coltivare insieme un progetto culturale. Proprio questo è uno degli obiettivi a cui mira  il Cenacolo Culturale Francescano. Non si è mai ripiegato su stesso, ma si apre, continuamente, agli altri, senza imporre nulla! Sarebbe ora, che molti (non alcuni), tuffati, in un’acqua limacciosa, melmosa, torbida e ostile che rompe ogni forma di relazione e toglie alla parola la… dignità,  scrivessero sui loro quaderni di appunti “voglio usare, di tanto in tanto, parole buone e concrete”.

Di parole buone e concrete se ne avverte una grande mancanza! Il Cenacolo, umilmente, tenta di tracciare un cammino fatto di domande più che di risposte, rivolgendosi ai cercatori, estimatori, amatori di beni e patrimoni culturali, ambientali paesaggistici, architettonici. C’è fame di parole che portino fiducia, comprensione e volontà, ma anche amore, calore e libertà. “Coloro che hanno spirito di discernimento sanno quanta differenza ci sia tra due parole simili, a secondo dei luoghi e delle circostanze che le accompagna”, direbbe Pascal.  È vero, perché, in realtà la parola è uno strumento utile che ci spinge a cercare e andare oltre,  imparando anche ad ascoltare.  E, vorrei aggiungere, impariamo a leggere tra le pieghe del tempo che, inesorabilmente, si svolge e porgiamo l’orecchio all’ascolto. Impariamo a crescere e maturare, soprattutto, per essere, in questo mondo caotico,  stelle polari e punti fermi per le nostre nuove e future generazioni. Olga De Luca – presidente Cenacolo Culturale Francescano - 13.5. 2016

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