indignatevi, piuttosto che stare sereni! |
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Scritto da riccardo ugolino | |||
A proposito dei lavori in corso nell’area di Capo Tirone, un giovane ingegnere mi invita, renzianamente, a “stare sereno”. Non ho mai voluto esserlo, perché la serenità è interpretata dai più come sinonimo di indifferenza. Ho sempre preferito, gramscianamente, indignarmi. E sono indignato anche in questa occasione: non per critiche di “tuttologia” rivoltemi e, peraltro, successivamente rettificate, ma per il tentativo, operato da alcuni, di colpevolizzare per l’eventuale interruzione momentanea delle opere di sistemazione del Lungomare chi, intuendo che i lavori di scavo avrebbero potuto portare alla luce materiale di interesse archeologico, ha raccolto frammenti di laterizi affioranti tra le macerie per evitarne la distruzione, informando tempestivamente la Soprintendenza e la Direzione dei lavori. Infatti, non occorre essere un archeologo per sapere che nella località di Capo Tirone, sin dal 1956 “vennero alla luce, durante i lavori di costruzione di una chiesa, materiali che il Procopio attribuiva a più tombe. Furono, infatti, raccolti un interessante disco di specchio circolare in bronzo dalla faccia riflettente concava, elementi componenti una collana in terracotta dipinta e dorata, un fiore fittile a sette petali, due frammenti di alabastro, una brocchetta ovoidale tribolata, una lekythos ariballica a vernice nera, una pisside a parete concava, provvista di coperchio cilindrico ed un frammento architettonico, una lekanis a vernice nera con coperchio, una mascheretta fittile virile, una testina fittile con uomo barbato, un gruppo fittile rappresentante satiro e menade nudi abbracciati”,.......I rinvenimenti sono riferibili ad un nucleo di consistenza imprecisabile, relativo ad un insediamento posto a ridosso della zona costiera, capace di sfruttare anche la naturale vocazione ‘portuale’ della costa, come sembrerebbero dimostrare anche i rinvenimenti subacquei di epoca romana effettuati nel mare antistante ( La Torre 1999 c,218). Alla località sono associate anche altre segnalazioni : uno storico locale quale il Nocito riferiva che nel ‘600 vennero trovati idoli di bronzo, statuette di finissimo marmo, monete con effigie di Augusto e, nel 1899, tombe con scheletri” ( F. Mollo “Ai confini della Brettia”, 2003). E’ altrettanto noto che alcuni di tali reperti, custoditi nei Musei di Sibari e Reggio Calabria, le cui riproduzioni sono ospitate nel Museo della Memoria Storica, sono stati illustrati in un agile opuscolo: “Itinerari Archeologici”, fatto pubblicare dall’Amministrazione D’Aprile-Ugolino. Il pronto intervento del prof. Pasquale Mollo, ispettore onorario della Soprintendenza Archeologica, ha chiarito che quei frammenti di tegoloni, di coccio pesto, di anse e orli di anfore da trasporto, munite di punteruolo, sono attribuibili a una villa d’otium dell’età imperiale ( I-III sec. D. C.), di cui sono ben visibili alcuni muri e pareti divisorie. I reperti, al momento custoditi nel deposito della Soprintendenza archeologica di Scalea, attestano che il territorio di Belvedere M.mo, frequentato sin dall’età del bronzo e successivamente abitato da popolazioni brezie, fu privilegiato anche dai Romani che a S. Litterata e a Capo Tirone , dotati di approdi naturali, edificarono le loro ville d’otium, con la domus, le residenze dei “servi”, gli opifici. A fronte di tale importante ritrovamento, appare irrilevante il problema delle autorizzazioni necessarie per accedere al cantiere, ( perché non chiedersi invece i motivi per cui l’Amministrazione comunale non ha informato la Soprintendenza archeologica degli scavi da effettuarsi in un’area nella quale notoriamente sono stati rinvenuti reperti di età greco-romana?).
A fronte di una ulteriore testimonianza del notevole patrimonio culturale di cui il nostro Paese dispone, è opportuno sollecitare l’Amministrazione comunale :
Siamo consapevoli che la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici e, più in generale, del patrimonio culturale, non sono mai stati obiettivi prioritari né per gli amministratori pubblici né per gli operatori economici; al contrario, tali risorse sono state percepite come una fastidiosa minaccia agli interessi immobiliari.
E’ per questa ragione che tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti del nostro Paese, piuttosto che attardarsi in polemiche sterili, dovrebbero adoperarsi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di salvaguardare il patrimonio archeologico, artistico e naturalistico che non costituisce solo un fattore di crescita culturale ma è anche un’occasione di sviluppo economico sostenibile.
Non è certo un delitto sognare Amministrazioni coraggiose che sappiano puntare sull’economia della cultura per dare una spinta alla promozione del territorio, usando efficacemente le risorse provenienti dai servizi culturali, da vivere anche con le nuove tecnologie che impongono profondi cambiamenti, nuovi spazi, nuove velocità e che rivoluzionano i meccanismi della diffusione della conoscenza. Riccardo Ugolino Gruppo consiliare Pd - 13.04.2015
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