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tre terroni a zonzo, rilevante l’intervento del giovane ingegnere Davide De Luca PDF Stampa E-mail
Scritto da adriana sabato   

E’ un tenue filo di speranza quello che si intravede nella lettura del testo presentato sabato sera nel Salone “Don Silvio Rumbolo” a Belvedere Marittimo, a cura dell’Associazione “Libellum”.

Il testo, dal titolo “Tre terroni a zonzo”, scritto dal giornalista del Mattino di Napoli, Antonio Menna, è stato definito a ragion veduta “un saggio romanzato” in quanto illustra con le appropriate coloriture, una realtà sociale alquanto scoraggiante e per certi versi irreversibile: la cosiddetta “fuga dei cervelli”. Il fenomeno, che riguarda fortemente il sud Italia ma non solo, riguarda quell’”export di cervelli e competenze” sottratti alla possibilità di poter svolgere l’attività per cui hanno speso tante energie e molte risorse, nel proprio territorio, e sono quindi costretti a cercare lavoro all’estero. Le statistiche parlano chiaro :“più di un italiano su tre, tra i 18 e i 24 anni, è senza lavoro, e negli ultimi 5 anni sono stati persi 1,5 milioni di posti di lavoro tra gli under 35”. La nostra generazione, ha evidenziato l’autore del testo, “conosce a malapena, se lavora in Italia, la parola “tutela” o la parola “tredicesima”, e non sa se e come potrà contare nella terza età, sulla pensione lavorativa”, dal momento che viviamo una fase difficilissima della nostra economia e la politica non offre valide soluzioni alternative.

Nell’ambito della presentazione del testo ha avuto rilevanza l’intervento del giovane ingegnere Davide De Luca originario di Belvedere Marittimo, da poco rientrato in Italia dall’estero. Nel testo di Menna è illustrata quella realtà sociale denominata “fuga dei cervelli” che occorre ormai in maniera costante in tutto il nostro paese, ma è anche ravvisabile un sottile filo di speranza al quale la testimonianza di De Luca ha dato man forte: speranza ravvisabile in quella testardaggine a tratti imprudente ”di chi crede che realizzarsi a Napoli - e anche nel resto d'Italia - non sia solo un'utopia.“

Il rientro del giovane ingegnere dalla Norvegia in Calabria, all’Unical in qualità di ricercatore nel settore idrogeologico, intende infondere, come da lui stesso confermato e sulla base della propria esperienza, un atteggiamento positivo nei confronti di tutti quei giovani che vorrebbero rientrare dall’estero, i quali però a causa della difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro nella nostra nazione, sono molto restii a compiere questa difficile scelta. Il giovane ingegnere ha premesso che il futuro lavorativo, grazie alla tecnologia, sarà legato ad una interazione professionale sempre più allargata, ma che in tal senso, sono ancora molti gli ostacoli da smuovere. Ad esempio una conoscenza poco approfondita  nel nostro sistema formativo, delle opportunità offerte dalla tecnologia la quale permette, ad esempio, di lavorare con i semplici “clic” del computer anche da casa propria: la ricerca apporta innovazione, ha spiegato De Luca, in qualsiasi modo e da qualunque luogo essa venga condotta, essa produce comunque benefici per tutti. Nel nostro paese troppe carenze e troppe difficoltà procedurali, come anche la inefficace conoscenza della lingua inglese, rappresentano ostacoli da eliminare necessariamente: solo così la materiale “fuga dei cervelli”, potrà rappresentare solo un ricordo del passato. Adriana Sabato - 21.11.2014

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