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insediamenti dei Brezi a Belvedere M.mo PDF Stampa E-mail
Scritto da r.ugolino - f.perrone   

Che il territorio di Belvedere M.mo sia stato interessato ad una frequentazione umana sin dai secoli più antichi, è piuttosto noto sia agli storici locali che alla letteratura archeologica.

Una testimonianza notevole del periodo protostorico (X sec. a.C.), precisamente dell'età del Bronzo medio, è costituita dall'ascia di bronzo al alette rinvenuta, alla fine dell'800, da Giovanni Amellino nei pressi del torrente Soleo. Anche materiali dell'età arcaica e classica (frammenti di ceramica e laterizi) sono venuti alla luce, seppure sporadicamente, nel corso del Novecento.

Invece le ricerche condotte dalla Sovraintendenza, a partire dagli anni Settanta, con l'ausilio di ricercatori locali, hanno offerto un quadro decisamente più ricco e particolareggiato degli insediamenti del periodo ellenistico.

A Capo Tirone, negli anni 50, durante i lavori di costruzione della chiesa, sono stati raccolti materiali databili alla fine del IV secolo a.C.. Negli anni 70, durante la costruzione di un acquedotto in località Trifari, sono stati recuperati altri materiali ceramici, tra cui un cratere che la Sovraintendenza archeologica, dopo averlo ricostruito, espose nel corso di una festa de "l'Unità" organizzata dalla locale sezione del PCI.

Altri siti archeologici hanno dato alla luce vasellame di ceramica, tegole, strutture murarie e ciottoli di età ellenistica: nelle alture di S.Ianni, dell'Oracchio, dell'Olivella, nella pianura di Castromurro. Sono tutti riferibili a piccoli centri abitati alternati a sepolture e posti lungo i percorsi stradali che collegavano la fascia costiera alle colline più interne. Risalgono ad un'età compresa tra la fine del IV secolo e il III secolo avanti Cristo e sono tutti attribuibili al popolo dei Brezi. La conferma che il territorio di Belvedere M.mo abbia ospitato, tra il 330 e il 270 a.C. piccole unità abitative e produttive, assimilabili a fattorie agro-pastorali, appartenenti ai Brezi, di origine lucana, ci viene dalle ultime scoperte archeologiche.

Durante i lavori di costruzione del metanodotto che attraversa il territorio montano e collinare di Belvedere M.mo, in un pianoro di Trifari, laddove in passato sono stati rinvenuti alcuni reperti ceramici e ai piedi della collina sovrastante la contrada di Quattromani, proprio in questi giorni sono venuti alla luce frammenti di tegole con il bordo bombato, resti di strutture in pietra e vasellame in terracotta.

I materiali visibili in superficie e quelli rinvenuti nei primi scavi, permettono di classificare questi siti come nuclei abitati e produttivi appartenenti ai Brezi che praticavano un'agricoltura di sussistenza decidandosi, soprattutto, alla pastorizia e allo sfruttamento dei boschi vicini.

I tanti ritrovamenti di età ellenistica, la villa del tardo impero romano di S. Litterata, il palmento tardo romano o brezio di contrada S. Giorgio, le strutture portuali ancora visibili a S. Litterata e Capo Tirone, le tante abitazioni rurali di pregio che testimoniano l'evoluzione tecnica degli insediamenti abitativi e produttivi (palmenti, frantoi, mulini), le grotte medioevali e le dimore patrizie del Centro storico, le chiese, le cappelle votive, i ruderi dei conventi presenti anche nelle campagne, il Castello, le torri di avvistamento spagnole, costituiscono un patrimonio storico, architettonico e artistico che, salvo alcune lodevoli eccezioni (il palmento, il Convento), l'incuria degli uomini e il tempo stanno irrimediabilmente compromettendo.

C'è bisogno di una svolta culturale, ancor prima che politica: i beni culturali devono essere posti al centro dell'agenda della prossima Amministrazione comunale perchè costituiscono non solo la testimonianza delle nostre più antiche radici, ma forniscono un'occasione preziosa di crescita economica e occupazionale (turismo didattico, religioso e culturale) di valorizzazione dell'ambiente e dei beni comuni. Riccardo Ugolino  - Filippo Perrone 17.03.2013


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