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Mistorni: quali ricadute occupazionali hanno avuto i fondi europei PDF Stampa E-mail
Scritto da giuseppe mistorni   

Il momento congiunturale, aggravato dalle ultime vicende americane e dal crollo continuo della Borsa, è ben compreso dai cittadini specie da meno abbienti  che sono sempre i primi a risentire delle manovre finanziarie.

I sacrifici richiesti, la popolazione è disposta a sopportarli purchè ci sia equità, trasparenza e non siano sempre le fasce deboli, il cosiddetto ceto medio che sta scomparendo e diventando sempre più povero, ad essere “perseguitato”.

Si parla tanto del costo della politica e delle iniziative legislative da porre in essere: riduzione drastica delle rappresentanze istituzionali elettive a tutti i livelli e con i vari privilegi connessi; soppressione di Enti inutili, pletorici ed improduttivi; consulenze professionali fantasma ed inopportune ben retribuite e per i soliti  noti; della numerosa “casta” dei dirigenti statali e non che oltre a percepire stipendi apicali, hanno indennità accessorie e benefici che superano di molto lo stesso stipendio .

Si potrebbe continuare ancora, ma basta seguire gli organi di informazione che tutti i giorni riportano fatti, episodi che lasciano basiti e sconfortati, non ultimo l’articolo comparso  sulla Gazzetta del sud a firma di Giovanni Pastore.

La politica o meglio i politici che occupano ruoli e luoghi ove possono parlare e decidere, è il pensiero ricorrente di tanti, specie quando si chiedono i sacrifici ai nuovi poveri, non si pongono la domanda di come venga utilizzato il denaro pubblico da parte, a volte e  spesso, di improvvisati imprenditori o “fantasmi”?

Quali ricadute in termine occupazionali hanno avuto nelle nostre realtà l’applicazione dei vari strumenti finanziari che utilizzano i fondi europei, finalizzati allo sviluppo delle aree a “Obiettivo 1” e che prevedono l’erogazione di milioni di euro sotto forma di finanziamenti a fondo perduto?

Ci si riferisce alla “488” , agli “Accordi di Programma”, ai “Patti territoriali” e così via (da non dimenticare l’ex Casmez).

Nulla da eccepire sulle strategie e finalità di questi strumenti operativi, ma……

Strutture produttive, opifici vari, alberghi che dovrebbero offrire servizi e occupazione a tanti giovani per l’intero anno, nell’ipotesi ottimale lavorano due mesi in attesa che maturino i cinque anni per essere svincolati da qualsiasi obbligo  e utilizzazione.

E’ comodo per questi signori, poco rispettosi dei gravi problemi che la gente affronta tutti i giorni, realizzare opere con i soldi della collettività e con la pretestuosa e falsa prospettiva di dare lavoro.

L’assenza o la compiacenza della politica ha favorito questo stato di cose non pensando al danno che subiscono i giovani e alla penalizzazione dei validi e fruttuosi operatori economici.

Un appello dalla gente comune all’On. Sottosegretario alla Economia - Senatore Gentile: perché non si inserisce un comma nella Legge Finanziaria e di Bilancio che recita: se i beni realizzati e finanziati in toto o in parte con i soldi pubblici non assolvono alle finalità per cui è avvenuta l’erogazione rientrano a pieno titolo in toto o in parte  nel patrimonio dello Stato; come pure non è consentito cedere a terzi l’opera ammessa e finanziata. E’ una provocazione questa? Non credo. Giuseppe Mistorni ex consigliere regionale - 11.08.2011

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