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diamante, il prc chiede al consiglio comunale di riconoscere l'acqua come bene pubblico PDF Stampa E-mail
Scritto da circolo prc "25 aprile" diamante   

L’acqua è un bene comune e patrimonio dell’umanità e l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale, universale, degno di protezione giuridica.

E’ recente l’approvazione dell’art. 15 del DdL 135 con voto di fiducia, che privatizza servizi pubblici come l’acqua. In questa fase di grave crisi recessiva l’appropriazione capitalistica dell’ambiente, dei servizi pubblici e dei beni comuni ha conosciuto un forte incremento.Da un lato con l’appropriazione gratuita o a costi irrisori di risorse naturali appartenenti alla collettività, con il conseguente esaurimento, inquinamento e degradazione delle stesse. Dall’altro la privatizzazione di risorse naturali, servizi pubblici e beni comuni crea nuovi campi di valorizzazione del capitale, in condizioni monopolistiche, che permettano di beneficiare di sovrapprofitti da monopolio.Anche il settore dell’acqua è stato interessato da questo fenomeno.

L’acqua è una risorsa indispensabile per l’ecosistema e per l’umanità.

I dati ci parlano di una risorsa distribuita in modo fortemente ineguale e non solo per motivi naturali. Nel mondo 1,5 miliardi di persone vivono senza accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi senza accesso ai servizi sanitari. Per conseguenza, 30.000 persone al giorno muoiono per malattie dovute all’assenza d’acqua potabile e di servizi sanitari.

Da una parte il modello di sviluppo attuale rende l’acqua buona sempre meno disponibile, dall’altra il settore idrico è un settore con un’alta proporzione di costi fissi ( l’80 – 90%), in particolare per le condutture dell’acqua e delle fogne e per gli impianti di depurazione. Tutto ciò rende estremamente difficile l’accesso d’altri concorrenti e aumenta notevolmente le dimensioni economiche che le imprese devono avere. Il settore dell’acqua è caratterizzato da un’elasticità della domanda molto bassa, soprattutto per la popolazione; essendo esso un bene i cui usi sono vitali per le persone, un aumento del suo prezzo non ne riduce il consumo. Inoltre un aumento delle tariffe colpisce soprattutto le fasce della popolazione più povere, che hanno meno consumi da ridurre. Questo permette a chi gestisce l’acqua di aumentare a piacere le tariffe senza scontare perdite di clienti.

L’obiettivo del profitto viene perseguito sia massimizzando i ricavi che diminuendo i costi. Il che significa: aumento delle tariffe, esclusione dal servizio di fasce sociali o aree territoriali dove questo non sia sufficientemente profittevole o dove non vi siano sussidi pubblici per farlo, diminuzione dei costi di manutenzione e controllo, tagli all’occupazione delle imprese gestrici, esternalizzazioni, peggioramento delle condizioni lavorative, precarizzazione, intensificazione del lavoro. Che le imprese private non siano di per sé più efficienti di quelle pubbliche lo dicono anche fonti al di sopra d’ogni sospetto. Numerose ricerche, fatte da soggetti non contrari o favorevoli alle privatizzazioni riescono tutto al più a stabilire che non ci sono differenze rilevanti in efficienza tra operatori pubblici e privati. Gli aumenti di produttività si sono avuti esclusivamente nella produttività del lavoro, diminuendo i livelli occupazionali e sfruttando di più i lavoratori rimasti.

Con la privatizzazione si è registrato generalmente un aumento delle tariffe.

In Italia la privatizzazione è passata attraverso la costituzione di S.P.A. impegnate in continui processi di fusioni ed aggregazioni, aperte all’ingresso del capitale finanziario.

Oggi con l’approvazione dell’art. 15 del DL 135/09  la privatizzazione  dell’acqua è un fatto, con cui bisogna fare i conti, non possono esistere situazioni intermedie come società pubbliche o miste pubblico-privato, occorre fare le gare.

La proposta di legge di iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell’acqua, per la quale erano state raccolte oltre 400.000 firme, deve considerarsi un punto di partenza, per sostenere che “ il servizio idrico integrato va riconosciuto come un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica”.

Anche in presenza dell’art. 15 del D.L. 135/09, rimane possibile dar vita ad una gestione pubblica del servizio idrico integrato che si realizza pienamente attraverso l’affidamento diretto ad un Ente di diritto pubblico, strumentale dell’Ente Locale (Consorzio tra Comuni, Azienda speciale, Azienda speciale consortile).

La strada per arrivare a tale risultato passa attraverso l’inserimento negli Statuti Comunali dei Comuni dell’ATO di una specifica formulazione che definisca “il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica”. Con tale operazione, i Comuni dell’ATO hanno la potestà di decidere quale forma gestionale intendono adottare per la gestione del servizio idrico in quanto servizio privo di rilevanza economica e, quindi, scegliere di affidarlo direttamente ad un’Azienda speciale consortile da essi costituita.

Per queste motivazioni il circolo di Rifondazione Comunista di Diamante invia al sindaco, al presidente del consiglio comunale e all'assessore alle politiche sociali del Comune di Diamante un odg da inserire ed approvare nel prossimo consiglio comunale che riconosca nello Statuto Comunale il servizio idrico integrato come servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico. circolo rifondazione comunistra Diamante - 02.02.2010

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