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il rilancio di Belvedere passa dalla cultura PDF Stampa E-mail
Scritto da luigi impieri   

Pemesso che il 7 gennaio 2006, sulla base di un progetto, di arricchimento della qualità culturale del paesaggio belvederese, da me presentato precedentemente ed approvato dall’Amministrazione comunale di Belvedere Marittimo, denominato “Una porta per ogni contrada”,

e’ stata installata la mia opera,  dal titolo: “Emigranti”, collocata nella località “bivio sud” in località Marina, quale prima di una serie di sculture, che sarebbero dovute essere realizzate, come da progetto, durante questa e prossime legislature, in tutto il territorio della cittadina tirrenica.

L’Opera consiste in un tubo metallico verde, sul quale sono collocati 4 gabbiani bianchi (uno per ogni punto cardinale) realizzati in ceramica smaltata.
Essi simboleggiano i cittadini belvederesi e meridionali che lasciano le loro abitazioni, rappresentate qui da quattro cuori rossi (anche questi realizzati con lo stesso materiale ceramico), verso cui i gabbiani-emigranti, aspirano di ritornare.
Altri cuori rossi, in ceramica, giacciono a terra, a significare l’anima dell’emigrante, che su questa terra vuole ritornare.
I colori visti nell’insieme sono quelli della bandiera italiana.


Succede però che, una mattina di novembre 2008, squilla il mio cellullare,  dall’altra parte del telefono, sento la voce di Salvatore Perrone, che in qualità di assessore del Comune di Belvedere M.mo, mi riferisce che stanno per togliere la mia scultura dal luogo in cui due anni prima era stata collocata per volontà dell’assessore Ugolino,  poiché su richieste dell’ANAS, l’opera  avrebbe potuto distrarre gli automobilisti che in quei pressi percorrono la ss 18.Al suo posto avrebbero così sistemato, come avvenuto in quella stessa giornata, un lampione per l’illuminazione pubblica.

A nulla sono valse le mie richieste di aspettare che io tornassi a Belvedere M.mo, dalla città in cui vivo, Forlì, per rimuovere l’Opera, in modo da ricollocarla da un’altra parte sotto il mio controllo.
L’Opera è stata rimossa, ed affidata nelle mani di un muratore, che niente sapeva di come questa, sarebbe dovuta essere smontata e poi rimontata.

Arriva il periodo natalizio ed io torno in Calabria, e dopo diverse telefonate riesco a contattare l’assessore Ugolino, il quale mi dà appuntamento a Belvedere, per scegliere il nuovo luogo dove rimontare l’Opera.Scelgo un posto sul lungomare nella zona fra i due locali: “Calypso” e “Povero Pesce”, concordo con l’assessore e il muratore come sistemare l’opera, e spero che ciò possa farsi in mia presenza, ma la mia richiesta resta inascoltata.

I lavori iniziano qualche giorno dopo la mia partenza per Forlì, e già dopo alcuni giorni, mi arrivano notizie che l’Opera e’ stata montata malamente ed in modo incompleto e poco consono.Vengono abbandonati alcuni cuori in ceramica per terra nei pressi della scultura, senza essere montati né conservati al sicuro, così in quei giorni alcuni vandali, senza scrupoli,  ne distruggono alcuni.Contatto tempestivamente il muratore addetto all’esecuzione dell’Opera, sig. Trionte, il quale mi assicura il montaggio dell’Opera, il giorno dopo ogni mia telefonata, ma dopo numerosissime conversazioni telefoniche con lui ed i vari assessori preposti mi accorgo che i tempi si  allungano, inspiegabilmente, sempre di più. I  diversi assessori, ovvero  i vari responsabili  della rimozione  e risistemazione della mia scultura, hanno continuano ad assicurarmi di sistemare  questa questione, ma ancora ciò non è avvenuto. Ritorno così a  Belvedere più volte e constato lo stato della scultura che versa in condizioni pessime.  L’elemento che andava montato in alto, viene con noncuranza, montato in basso, senza considerare i punti  metallici preposti al montaggio, che sono tutti forzati, insomma l’Opera risulta, allo stato attuale, fortemente manomessa. Contatto ancora, dopo aver speso tempo e soldi in telefonate frustranti,  il muratore che addirittura in un ennesimo ed inutile incontro, mi risponde che: “questa questione gli sta provocando il vomito, in fondo lui e’ stato contattato a titolo gratuito e si e’ reso disponibile solo per fare un piacere ad Ugolino”. Io rimango stupito di una tale risposta e mi allontano. Mi chiedo però perché dovrebbe interessare a me, un tale scempio, se gli amministratori  per il montaggio dell’Opera (che sarebbe costata  non più di 200 euro di lavoro)  non hanno ritenuto opportuno  affidare il compito alla stessa persona che aveva provveduto, con competenza,  in occasione della prima istallazione. Ugualmente  ho continuato per non demordere a richiedere a piu’ amministratori di risolvere la questione, ma ad oggi dopo ormai tre mesi di tentativi vani, sono a conoscenza come tutti i concittadini possono sapere, che la mia Opera, e’ rimasta in uno stato di abbandono. Eppure la mia rabbia dipende non solo dalla insensibilità mostrata nei confronti della mia Opera ma anche dallo stato di come nel nostro paese, si tiene così in poco conto dell’arte e della cultura in generale.Con quale criterio ci si è dati da fare, per ottenere la definizione di Belvedere città d’Arte? Com’è possibile dimenticarsi del fatto, che è migliorando la qualità culturale (che ha alla base il concetto della conoscenza di una società civile) di una società, che permetterà ad essa di elevarsi,  al fine di assumere la giusta coscienza per cui, ogni individuo possa rapportarsi armonicamente coi propri simili e con il paesaggio circostante, ed è ciò che rende forti i valori piu’ profondi che investono l’essere umano. Noto nel mio paese, che amo, e forse per questo mi rattristo ancor di piu’, vedendo le condizioni di degrado in cui versa,  uno stato di abbandono e di trascuratezza marcata. I bellissimi pannelli ceramici, che raccontano con uno stile straordinario la storia di Belvedere,  collocati lungo i bordi dell’anfiteatro sul lungomare, realizzati da un grande artista, qual è Giuseppe La Fauci, da alcuni anni, sono preda di atti vandalici. Dove sono i controlli, atti ad impedire, come dovrebbe succedere in un paese civile che si rispetti, che pochi imbecilli riescano impunemente ad avere in pugno il territorio, per metterlo sott’assedio? Si guardino i lampioni del centro cittadino, sono vecchi, incrinati, rotti e scrostati e così le fioriere poste sui marciapiedi, e senza parlare delle diverse  zone franate la cui colpa non la si può solo addebitare al tempo poco magnanimo di quest’inverno...In questo modo come può un Comune, che in periodo di crisi dovrebbe ancor di più allertarsi su cosa fare per non incorrere alla deriva e che non ha piu’ altre economie, viste le chiusure quasi in contemporanea di due grossissime fonti economiche per il paese quali la “Fodererauto Bruzia” e la “clinica Spinelli”, che insieme davano lavoro ad una bella fetta della nostra cittadinanza, trascurare l’unica ed ultima non certo per importanza, possibilità di sviluppo plausibile, che e’ rappresentata dal turismo? Ed anche qui, non puo’ presentarsi al turismo con quelle carte in regola che vi si richiedono, un paese con le strade sfasciate, i muri divelti, le case crollate, una scarsissima   e usurata segnaletica (nemmeno un cartello a segnalare la fermata dei bus), etc. Un paese in cui i giovani non sanno che fare e come da tempo avviene, la maggior parte di loro, spera di andarsene da qualche altra parte. Un paese che non cura la cultura (quella vera), non quella mafiosa, in cui conta l’amico dell’amico, il piacere personale ( che fa si che come è avvenuto per la mia scultura, in cui un muratore  metta in scacco, persino un avveduto ed intelligente assessore come Riccardo Ugolino) . Un paese di tal fatta e’ un paese alla deriva, che non porterà niente a nessuno, culturalmente ed economicamente, poiché tutti  domani, dovranno imbattersi in un futuro, che noi  stessi abbiamo  preparato per i  nostri  figli, i quali  per la mancanza di seri progetti,  da parte dei loro padri, se lo ritroveranno consegnato nelle mani, privo di orizzonte. Ed è per questo che io non demordo, e che insisto affinchè quel che si potrà fare di buono, lo si faccia, voi amministratori a cui noi cittadini a cui abbiamo dato la nostra fiducia, e’ questo il compito che vi spetta, nient’altro, datevi da fare. Luigi Impieri, Forlì 27.05.2009

 

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